Siti pro-ana e pro-mia: uno studio li ha analizzati.

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Pro-ana e pro-mia sono siti web che utilizzano immagini, testi e strumenti interattivi per diffondere informazioni e promuovere attitudini e comportamenti finalizzati a raggiungere un peso corporeo pericolosamente basso.

Uno  studio dei ricercatori della “Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, intitolato “e-Ana and e-Mia: A Content Analysis of Pro-Eating Disorder Websites”, ha analizzato i contenuti di 180 siti, attualmente attivi, che supportano e incoraggiano i disturbi del comportamento alimentare.

Dall’analisi è emerso che in questi siti sono presenti contenuti che informano e motivano gli utenti a perseguire il rovinoso obiettivo di perdere peso oltre misura. A tal fine sono pubblicate fotografie di modelle e celebrità molto o troppo magre, consigli per sostenere gli altissimi ritmi di esercizio fisico richiesto e alcune dritte per mettere in pratica le pericolose condotte di eliminazione (es. vomito, lassativi, ecc.). Sono anche presenti suggerimenti per nascondere ai familiari e agli amici i primi segni del dimagrimento al fine di evitare che qualcuno intercetti e ponga rimedio al rischioso piano in atto.

I siti pro-ana e pro-mia però non sono tutti uguali, i ricercatori hanno trovato e messo in evidenza delle eccezioni. Ci sono, infatti, siti che trattano questi temi ma che offrono anche dei collegamenti per avere informazioni su come uscire fuori dal circolo vizioso. Tra questi, alcuni incoraggiano anche gli utenti a esprimere artisticamente il loro disagio attraverso spazi dove pubblicare poesie o altri lavori artistici.

Ricordiamo che, se non curati, i disturbi del comportamento alimentare possono avere gravi conseguenze sulla salute e sulle relazioni. Il percorso verso la guarigione è difficile ma non va affrontato da soli, è fondamentale chiedere il supporto di familiari e amici e rivolgersi a professionisti e a centri specializzati.

Questo studio rappresenta una vasta e rigorosa analisi dei siti pro-ana e pro-mia ed è disponibile online nel periodico American Journal of Public Health.

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Dott.ssa Chiara Borgia

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