HPV test, un grande studio USA ne conferma l’efficacia

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Oltre 520 mila casi di cancro della cervice uterina nel mondo ogni anno, e 266 mila decessi: il papillomavirus (Hpv) colpisce ancora, ma colpisce meno. Nel nostro paese, negli ultimi 10 anni la mortalità per la malattia si è ridotta del 3% l’anno, grazie ai programmi di screening: programmi di diagnosi precoce che, come nella maggior parte delle nazioni occidentali, prevedono un Pap test ogni 3 anni per le donne fino ai 65 anni. Si tratta di un esame effettuato su alcune cellule prelevate dalla cervice uterina, che serve a individuare eventuali lesioni che possono trasformarsi in cancro del collo dell’utero. In aggiunta, da qualche anno è disponibile l’HPV test, l’esame molecolare più sensibile del Pap test, che individua direttamente il Dna del papillomavirus. Va effettuato ogni 5 anni e in Italia è stato già offerto a mezzo milione di donne.

Il registro del nuovo Messico. La bontà, cioè l’efficacia in termini di diagnosi anticipata delle lesioni precancerose, dei programmi di screening dell’Hpv – e in particolare del test molecolare – è stata di recente confermata da una indagine pubblicata sulle colonne di Jama Oncology. Lo studio ha analizzato 457.617 mila donne che seguono il programma di screening per il papillomavirus e sono incluse nel New Mexico HPV Pap Registry http://hpvprevention.unm.edu/NMHPVPR/. Il 4,5% di tutte loro, circa 20.500 in termini assoluti, avevano ricevuto un risultato dubbio. Alcune delle donne con referto borderline hanno allora eseguito l’HPV Test. Tutte sono state seguite per cinque anni.

Più diagnosi in minor tempo. Ebbene, l’esame che identifica direttamente il Dna del virus ha prodotto un aumento del 15,8% delle lesioni cervicali precancerose individuate, facendole emergere praticamente tutte. E in un tempo sensibilmente più breve: 103 giorni contro 393, secondo l’indagine. Il che – hanno dichiarato gli autori – dimostra che l’HPV Test rappresenta una buona metodica di screening aggiuntivo dopo il Pap.

Eccesso di interventi. Il test ha anche portato a un incremento del 56% di biopsie e del 20% di procedure chirurgiche. Molte delle biopsie, però, sono state praticate per lesioni di basso grado, che avrebbero potuto regredire spontaneamente. Cosa significa questo risultato? Come va interpretato? Cosette Wheeler, uno degli autori della pubblicazione ha commentato: “I benefici dell’HPV Test superano i danni, danni che tuttavia è importante capire e quantificare”.

Il rovescio della medaglia. Abbiamo ragionato dei risultati pubblicati su Jama con Sandro Pignata, direttore della UOC Oncologia medica uro-ginecologica all’Istituto Tumori di Napoli-Fondazione Pascale, che dice: “Quello americano è uno studio ampio: i ricercatori hanno osservato che utilizzando l’HPV test si individua più rapidamente la presenza di lesioni, e questo permette di agire precocemente, cioè quando gli interventi sono risolutivi”. Ma hanno anche registrato un eccesso di biopsie e di procedure chirurgiche che comportano un rischio, sebbene minimo, e comunque un costo. “È così – riflette Pignata – ma questo è tipico di ogni programma di screening: ogni screening inevitabilmente porta a una certa percentuale di accertamenti in più. È un po’ un rovescio della medaglia”.

Col vaccino sempre meno donne HPV positive. “Il che – chiarisce l’esperto – non deve significare e non significa che l’HPV Test non sia una buona metodica per individuare le donne HPV positive. Lo è. In Italia abbiamo già offerto l’HPV Test a mezzo milione di donne, un numero che negli anni salirà. Con il passare del tempo, comunque, avremo sempre meno donne HPV positive, grazie alla vaccinazione. Oggi – conclude l’esperto – siamo già al 65% di copertura, e dallo scorso marzo l’anti-HPV è nei Lea, i Livelli Essenziali di Assistenza”.

Fonte: Repubblica.it

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