Scambi di foto intime: la mania dei teenager

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Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram. L’Homo digitalis che vive nel Lazio è sempre più connesso. Apparire su un solo social non basta più e così, in media ci sono 5 profili a testa: piattaforme dove ogni giorno pubblichiamo un turbinio di chat, foto, video, auguri virtuali. Dove si sentenzia, si sfotte, ci si informa, si ride, si piange. E si rischia. Il 96% delle persone per sentirsi parte della tribù che chatta ha uno smartphone, evoluzione naturale del primo cellulare, che arriva come regalo allo scoccare degli 11 anni e mezzo.

Questa la foto scattata da “Save the Children”, spaccato di numeri e percentuali dell’indagine commissionata ad Ipsos su un campione di 1600 persone che dà un ultimo affresco del mondo degli “Sdraiati” nella nostra regione, a voler scomodare Michele Serra e il titolo di uno dei sui ultimi libri.

Si scopre che la tragedia della povera Tiziana, la ragazza che poi si è tolta la vita qualche mese fa, dilaniata dalla vergogna per un video hard finito in mani e telefonini sbagliati, sembra aver insegnato poco o niente se è vero che i ragazzi laziali intervistati raccontano come tra i loro amici quasi 1 su 3 invia video o immagini intime di se stesso a coetanei e adulti conosciuti in rete o attiva la webcam per ottenere regali. Secondo l’indagine, il 34% dei giovani sono convinti che condividere immagini o video di situazioni intime sia sempre sicuro. La giustificazione è semplice: “Lo fanno tutti“. Un popolo multitasking quindi, capace di comunicare col mondo in qualsiasi circostanza, luogo e latitudine, ma che ha incredibilmente ancora tanto da imparare. Genitori, nonni e zii compresi.

Il 44 di adulti e il 53% dei ragazzi ha dichiarato che, pur consapevole dei rischi, a volte non si abbia nessuna scelta alternativa. E che postare foto e video compromettenti non è un’imprudenza se si conoscono personalmente quelli con cui condividono e se (38% adulti e 46% ragazzi), lo scambio avviene solo tra utenti di cui ci si fida, anche se mai conosciuti di persona. A essere convinti che possa bastare la sola promessa “non ti preoccupare la foto non la mando a nessuno” è solo il 24% degli adulti e 37% dei ragazzi. Percentuale in aumento se la rassicurazione è che non si vede il volto“. Pochi sanno ad esempio che mentre si naviga in rete i propri dati vengono inesorabilmente registrati. A ignorare il fatto c’è pure una bella fetta di adulti: 30%

Ma stare sui social, vuol dire anche curare la propria immagine. E la ricerca di Save the children rivela che pochi dedicano il tempo a ripulire il proprio profilo. Solo due persone su 10, ad esempio, cancellano i post passati e solo il 13% dei più giovani blocca qualcuno on line. Gli adulti lo fanno ancora di meno: 10 per cento.

“I risultati che emergono dalla ricerca dimostrano come, sia adulti che ragazzi condividono le stesse conoscenze, gli stessi livelli di consapevolezza delle conseguenze dei loro comportamenti in rete“, spiega Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia- Europa di Save the Children. “Si tratta di un dato preoccupante se pensiamo che proprio gli adulti dovrebbero esercitare un ruolo di guida in un contesto complesso e in continua evoluzione, come quello del mondo e delle tecnologie digitali”.

Fonte: Repubblica.it

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