Immigrazione e Immagine: quando la cultura influenza la percezione di sé

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A cura di Anna Maria Colacchi, Laureata in Comunicazione Scientifica Biomedica

L’esperienza dell’immigrazione rappresenta un evento molto importante nella vita di una persona: basti pensare a come ci si trovi ad affrontare il cambiamento di vivere in una società diversa da quella di origine. Questo è ancor più vero quando parliamo di bambini ed adolescenti immigrati, che affrontano non solo il cambiamento di cultura, ma anche quello legato alla loro crescita e che spesso può portare a sentirsi inadeguati a vivere un’ esperienza così radicale.

Un gruppo di studiosi della McMaster University in Canada, ha cercato di riassumere la letteratura che esamina l’insoddisfazione dell’immagine del proprio corpo tra gli immigrati (BID – Body Image Dissatisfaction).

Sono stati usati diversi termini di ricerca, inseriti in sei banche dati informatiche e sono state considerate eleggibili le ricerche pubblicate tra il 1946 e Novembre 2012 e condotte in Canada o negli Stati Uniti. Esempi di termini cercati includono: immagine del corpo, insoddisfazione, emigranti, immigrati, Messico, Canada, America Latina, adolescenti, teenager.

La BID può essere definita come la misura in cui gli individui sperimentano una discrepanza tra la percezione che hanno di loro stessi ed il loro ideale di peso corporeo ed immagine. Nonostante sia un fenomeno vissuto da persone di diversa origine culturale ed etnica, solo tre studi tra tutti quelli esaminati hanno studiato la BID tra bambini ed adolescenti immigrati. Questa è un’importante mancanza nella ricerca. Sia in Canada che negli USA gli immigrati sono il segmento di popolazione in più rapida crescita ed i livelli di immigrazione sono molto alti in entrambi i paesi. Prove emergenti suggeriscono che esistono aspetti unici dell’esperienza dell’immigrazione che possono mettere questi ragazzi in condizione di sperimentare il BID. Ad esempio, la misura in cui un individuo adotta i valori e le credenze di un altro gruppo culturale ha dimostrato di essere associato ad una maggiore probabilità per le donne straniere e gli immigrati in generale di sviluppare disordini alimentari, e gioca sicuramente un ruolo importante la percezione del doversi conformare alle aspettative che una particolare cultura ha del corpo.

Nessuno studio partiva dal Canada, mentre le poche fonti che provenivano dagli Stati Uniti suggerivano che questi bambini ed adolescenti avessero avuto esperienza di BID9, ma non vi sono studi certi che evidenzino come l’acculturazione abbia un impatto sul BID.

La letteratura emergente sostiene l’ulteriore esplorazione dei comportamenti psicologici e di stress acculturativo per capire come l’esperienza degli immigrati aggravi il rischio di sviluppare BID, così da poter aiutare in futuro questi ragazzi a vivere diversamente l’esperienza di sentirsi stranieri nel posto in cui vengono accolti, in quanto il fenomeno dell’immigrazione sta riguardando sempre da più vicino molti paesi, in primis il nostro.

Fonte: International Journal of Eating Disorders

 

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