HPV e vaccino. Se ne parla tanto eppure…

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A cura di Benedetta Martino, Sociologa

Oramai è noto che il papilloma virus umano (HPV) è responsabile delle forme di infezioni sessualmente trasmesse più frequenti per la popolazione, ma i tassi di vaccinazione continuano ad essere estremamente bassi. Tutto questo è ancora più rilevante se si considera che sono state create iniziative istituzionali per incentivarne il numero. Ad esempio sette anni fa il Ministero della Salute si era posto l’obiettivo di vaccinare gratuitamente entro tre anni il 95% delle ragazzine di 11 anni; invece alla fine di giugno del 2014 sono risultate vaccinate con l’intero ciclo (ovvero 3 somministrazioni) poco più del 70% delle nate fra il 1997 e il 2000.

Per capirne le motivazioni lo stesso Ministero della Salute ha promosso lo studio “Valore ” (VAlutazione LOcale e REgionale delle campagne di vaccinazione contro l’Hpv) che ha previsto la somministrazione di un questionario ad un campione di famiglie che, pur avendo ricevuto la telefonata dei servizi sanitari per vaccinare le figlie, non si sono presentate. Secondo i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno svolto lo studio le principali ragioni della mancata vaccinazione sono state: la paura di eventi avversi, le informazioni discordanti che i genitori ricevono dai medici, e le scarse notizie sull’infezione.

Gli studi che cercano di individuare le motivazioni di questa scarsità di successo dei vaccini sono numerosi e molti partono da un asserto comune inerente alla concezione della sessualità in generale. Sono molte le famiglie che considerano la sessualità, un tabù e questo timore, oltre ad essere legato alla convinzione che il vaccino porti ad una percezione più disinibita della sessualità, aumentando il rischio di incorrere in malattie sessualmente trasmissibili ed in gravidanze indesiderate, è strettamente connesso alla negazione totale di questa fase nella vita dei propri figli. L’indubbia importanza che il vaccino ha nella prevenzione del cancro della cervice uterina sembra quindi passare in secondo piano.

Si citeranno di seguito una serie di studi che hanno in comune la volontà di indagare se esiste realmente una correlazione fra il vaccino e le successive trasformazioni negli stili di vita sessuali.

La ricerca longitudinale condotta in Canada da Leah M. e collaboratori su una coorte di 260.493 ragazze di età compresa tra i 14 ed i 17 anni emerge che il vaccino non sembra influenzare il comportamento sessuale delle ragazze ed il rischio di imbattersi in malattie sessualmente trasmissibili.
La ricerca effettuata da Mayhew A. e collaboratori negli Stati Uniti indaga nello specifico la percezione del rischio delle adolescenti dopo la prima dose di vaccino prevedendo i comportamenti sessuali successivi. Sono stati somministrati questionari a 339 giovani donne di età comprese fra i 13 ed i 21 anni in due diversi momenti ovvero sia subito dopo la vaccinazione che in un lasso di tempo successivo. In questo caso è emersa una piccola differenziazione tra coloro che avevano poca esperienza sessuale (42,5%) e coloro che ne avevano di più (57,5%), risultando questo gruppo maggiormente propenso a comportamenti a rischio solamente nel corso dei successivi sei mesi. Riguardo alle malattie sessualmente trasmissibili, sembra che la vaccinazione HPV da sola non sia assolutamente in grado né di promuovere un senso di protezione delle ragazze vaccinate verso le altre infezioni sessualmente trasmissibili, né di spostare l’attività sessuale verso comportamenti a rischio.
Un altro studio, sempre statunitense, coordinato dal Dottor Anupam Jena del Dipartimento di Salute Pubblica della Harvard Medical School di Boston si è occupato di questa problematica. E’ stata analizzata una coorte di ragazze di età compresa tra i 12 a 18 anni vaccinate tra il 2005 e il 2010 ed è stato valutato se esse si imbattevano maggiormente in infezioni sessuali rispetto alle ragazze non vaccinate. Dai risultati non è emerso, tra le ragazze vaccinate, un aumento significativo di infezioni da clamidia, gonorrea, herpes, HIV o sifilide.

Dagli studi appena citati, sebbene essi siano stati condotti in tempi e luoghi diversi e attraverso metodologie differenti, viene sempre confermata l’infondatezza dei timori e delle credenze che collegano il vaccino (HPV) ad una diversa percezione del rischio e ad un conseguente aumento dei tassi di infezioni sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate per le adolescenti vaccinate.

I risultati emersi devono essere considerate un punto di partenza e non un punto di arrivo in modo che riguardo a tale problematica esista una corretta divulgazione che possa in qualche modo abbattere le barriere che ancora oggi sono presenti.

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