Ipocondriaci digitali: siamo nell’era della #cybercondria e delle ricerche spasmodiche sulla salute online

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Cosa cerchiamo principalmente sui motori di ricerca online? Informazioni sulla salute, come fa ben notare lo stesso Google con i dati di fruizione di ottobre. Una comodità quella della ricerca on line per automedicazioni o semplicemente per capire cosa abbiamo mettendoci nelle mani del Dottor Internet, ma che spesso produce più ansia di quella che si aveva prima di inserire i dati della ricerca. Ma non solo ricerche sui propri sintomi comparsi andando a minare la serenità quotidiana, poiché si cerca anche sulle malattie altrui e spesso pensando poi di averla noi stessi. Lo fa notare il caso di Susanna Tamaro che dopo aver annunciato di soffrire della Sindrome di Asperger, ha dato il via ad una impennata di ricerche sulla parola Asperger passando dal 20% fino al 95% di ricerche. Proprio per evitare queste pandemie ipocondriache, molti volti noti della Tv o del Web hanno preferito non dare informazioni specifiche su determinate malattie di cui soffrono, come nel caso della Santarelli che non ha dato delucidazioni sul tipo di tumore e sui sintomi che ha avuto suo figlio. Spesso cercare su internet può rivelarsi addirittura deleterio, portando il lettore a credere di avere malattie solo perché i sintomi spesso sono i più disparati e difficilmente, non ne abbiamo almeno uno anche senza aver alcuna patologia, tantomeno mortale.

Non bisogna però demonizzare il mezzo poiché cercare su Internet ad esempio informazioni su un medicinale di cui abbiamo perso il bugiardino oppure approfondimenti su quanto detto dal proprio medico dopo una visita può rivelarsi salutare, ma solo se non portato agli eccessi.

Insomma, dateci un Pc connesso ad Internet e in breve penseremo di avere almeno una specifica malattia. Ma non solo, infatti tra le ricerche troviamo anche proprio la parola ipocondria, cosa che fa pensare che in molti si rendano conto di soffrire anche di questa alterazione mentale. Secondo i dati Censis, nel 2012 il 32,4% di italiani soffriva di ipocondria. Oggi forse sarebbe da indagare meglio la sua sorella digitale, ossia la cybercondria, ossia  l’ossessione e le infondate paure di chi si fa autodiagnosi online. Stiamo attenti quindi a cosa e come cerchiamo sui motori di ricerca, partendo dal presupposto che è sbagliato farsi autodiagnosi senza aver mai sentito il parere del proprio medico e anche che sono attendibili solo i primi dieci risultati che otterremmo dalla nostra ricerca.

Secondo alcune ultime ricerche, tra i sintomi dell’ipocondria è apparso proprio il desiderio smodato di fare ricerche online.

Fonte: Corriere

 

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