L’ampia falcata della disinformazione

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di Lorenzo Arrais, Biotecnologo, iscritto al CdS in Comunicazione Scientifica Biomedica, La Sapienza – Università di Roma

Il piede della disinformazione alterna il passo con quello dell’informazione, ed è per questo che più l’informazione medico-scientifica aumenta la falcata, più lo fa anche la pseudoscienza.

Nello specifico quindi, l’informazione che diligentemente si traduce come la diffusione di contenuti verificati e attendibili, vede costantemente con la coda dell’occhio ad aleggiare nella propria visuale periferica la disinformazione, che secondo Wardle non riguarda solo la condivisione di contenuti molto probabilmente falsi, ma anche la consapevole produzione degli stessi con l’obiettivo di ingannare il lettore (1).

L’ Osservatorio sulla disinformazione online dell’AGCOM(Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni)ha pubblicato un report che analizza l’informazione e la disinformazione sul Coronavirus in Italia. (2)

L’Osservatorio ha valutato le notizie (verificate e fake) ponendo due fasi a confronto: I fase (1 Gen – 20 Feb) e II fase (21 Feb – 22 Mar). E’ stato utilizzato prevalentemente il termine Coronavirus per indicare in senso più ampio l’argomento dell’emergenza epidemiologica in atto. La data del giro di boa tra fase I e fase II è quella che coincide con l’emergere di focolai di contagio in Lombardia e Veneto e con la prima vittima Italiana; ciò si traduce nell’evoluzione di un rischio percepito che va a ricalcare i contorni di quello reale.

L’Osservatorio AGCOM sostiene che lo spazio dedicato al Coronavirus dai media italiani è passato dal 4% sul totale delle notizie trattate nella fase I, al 45% sul totale delle notizie nella fase II. Per essere ancora più concreti, possiamo dire che considerando insieme le due fasi sono stati pubblicati circa 700.000 contenuti riguardanti il Coronavirus.

Addentrandoci in questi dati possiamo vedere come le principali reti televisive sono passate da una prima fase che vedeva il 28% di notizie relative al Coronavirus su notizie totali, ad una seconda fase che ne ha evidenziato un incremento del 35%. Ciò che emerge di significativo è che l’incidenza dell’argomento Coronavirus ha valori analoghi sia per Tg che per programmi extra-Tg. Potrebbe essereinteressante andare ad esaminare come si è parlato dell’argomento nelle differenti tipologie di programma, e quali ancoraggi emotivi possono essere stati sfruttati per raggiungere gli ascoltatori.

Per quanto riguarda, invece, le notizie cartacee, i quotidiani nazionali e locali nella fase II hanno incrementato di circa il triplo la trattazione della crisi sanitaria rispetto alla fase I (10% sulle notizie totali).

Nell’epoca della disintermediazione, dove chiunque può pubblicare contenuti disinformanti che possono essere resi virali dalle condivisioni, diventa di vitale importanza l’informazione online.

Quest’ultima è incrementata di ben 12 volte dalla fase I alla fase II, al contempo però ha preso più campo anche la disinformazione relativa al Coronavirus, che è passata dal 5% sul totale della disinformazione al 38%. È giusto evidenziare come nella fase I la disinformazione fosse mediamente maggiore rispetto alle fonti di informazione, mentre nella fase II il trend si è invertito grazie ad un aumento consistente delle notizie di informazione.

Parallelamente all’acuirsi della criticità della situazione sanitaria italiana aumenta il numero di articoli sul Coronavirus prodotti da un sito web di disinformazione in un giorno medio (arrivando in data 20 Marzo a 4 articoli su 7 di disinformazione). Ciò può essere in parte spiegabile dall’intento dei siti disinformazione di far breccia in una sensibilità dell’opinione pubblica già alta sull’argomento (grazie anche alle frequenti notizie di informazione), e quindi maggiormente interessata all’ascolto e anche più influenzabile.

In questo contesto prendono facilmente campo notizie false come: l’ibuprofene che peggiora la malattia da Covid-19, oppure che bere più acqua spazzerebbe via il virus.

Peccato che nessuna di queste false notizie facesse riferimento alla necessità dello sviluppo di un pensiero critico per osteggiare il Coronavirus, sarebbe stato quello il caso più concreto di una bugia detta a fin di bene!

(1) Liuccio Michaela, Giorgino Francesco, La sanità medi@ta, Mondadori Education- 2018

(2) Osservatorio sulla disinformazione online – AGCOM , https://www.agcom.it/osservatorio-sulla-disinformazione-online

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