MALATI ONCOLOGICI AL TEMPO DEL COVID-19

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Coraggio, tempestività e speranza

di Giulia Andriolo, laureata in Scienze della Comunicazione, iscritta al CdS  Comunicazione scientifica biomedica, Sapienza Università di Roma

Fratelli. È così che, nella sua celebre poesia, Giuseppe Ungaretti definisce tutti i soldati. Era il 15 luglio del 1916 e oggi, a più di cento anni di distanza, ci ritroviamo a combattere un’altra Guerra che, come tutti i conflitti, porta con sé morte, dolore e rabbia.

Foglia appena nata. Un’immagine simbolica che esprime il sentimento di fratellanza che lega i combattenti, oltre alla paura della morte dettata dalla loro fragilità di pedine. Uomini, Fratelli, che cercano di riconquistare un briciolo della propria umanità mentre lottano in prima linea, proprio come i protagonisti della nostra ‘Guerra’ moderna a colpi di mascherine, respiratori, ricerca, speranza. Contesti, scenari e storie diversi, ma con uomini uguali nella loro fragilità di fronte a un nemico comune che oggi si chiama COVID-19.

La mia riflessione si rivolge e abbraccia tutti quei fratelli e soldati, che il destino ha reso ancora più fragili: mi riferisco ai pazienti oncologici, grandi e piccoli. Su iniziativa del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, a seguito dell’incontro tra il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli e i rappresentanti delle associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, sono state messe nero su bianco tutte le “Raccomandazioni per la gestione dei pazienti oncologici e onco-ematologici” [1], in relazione all’emergenza da Coronavirus. Le direttive emanate a tutela di queste categorie di persone prevedono, dal punto di vista operativo, la divisione dei soggetti in due gruppi: da un lato, coloro che hanno completato il percorso terapeutico, ovvero i pazienti off-therapy, e dall’altro quelli ancora in trattamento, ulteriormente suddivisi in base al tipo di intervento subito o di terapia in corso. Oltre al rispetto delle indicazioni estese a tutta la popolazione, queste direttive raccomandano di continuare i trattamenti stabiliti e garantiti dalle strutture ospedaliere di riferimento, sempre in accordo con i medici e, dove possibile, di posticipare i controlli di follow-up in modo da limitare la frequentazione delle strutture sanitarie [2]. Si ipotizza che la maggiore suscettibilità di questi soggetti possa essere causata dal loro stato immunosoppressivo sistemico, una conseguenza della malignità e dei trattamenti antitumorali, come ad esempio chemioterapia o interventi chirurgici [3]. Inoltre, da un’analisi svolta a livello nazionale in Cina e pubblicata a metà febbraio sul The Lancet Oncology, era emerso che molti decessi per COVID-19 erano stati causati da sindrome da disfunzione di organi multipli piuttosto che da insufficienza respiratoria, attribuibile con molta probabilità alla distribuzione diffusa dell’enzima 2 convertitore dell’angiotensina (ACE2), recettore funzionale per SARS-CoV-2 [4]. Tuttavia, è necessario tenere in considerazione anche l’età del paziente e l’eventuale presenza di comorbilità.

Anche l’AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica, ha creato una serie di indicazioni per garantire costanza e tempestività nelle terapie antineoplastiche di pazienti in trattamento attivo. Per altri soggetti, invece, non si esclude la possibilità di rinviare un trattamento o una visita di controllo tenendo conto di: caratteristiche biologiche del tumore, quadro clinico complessivo e potenziali rischi sanitari per infezione da Covid-19 [5]. La somministrazione di cure e terapie precise rimane imprescindibile per determinati tipi di tumore come, ad esempio, quello al seno. A tal proposito, Saverio Cinieri, presidente di AIOM e responsabile dell’unità operativa di oncologia medica e della breast unit dell’ospedale Perrino di Brindisi, sottolinea che l’utilizzo di farmaci come il Tamoxifene, o come quelli della famiglia di inibitori dell’aromatasi, non riducono le difese dell’organismo malato e di conseguenza non rendono le donne che ne fanno uso più esposte al Coronavirus [6].

Un altro esempio sono i piccoli “soldati” immunodepressi: Lorenzo D’Antiga, direttore dell’unità operativa complessa di pediatria e del centro trapianti pediatrici dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sostiene che, nonostante alcuni casi di bambini positivi a tampone presenti in reparto, nessuno di loro ha sviluppato la patologia, nemmeno nella forma polmonare più severa. L’ipotesi, secondo il Direttore, è che il danno polmonare possa non essere direttamente causato dal virus, ma sia una conseguenza della risposta immunitaria dell’organismo, pertanto un sistema immunitario già debole e depresso non sembra essere in grado di scatenare forti reazioni fino all’insorgenza dei problemi respiratori più gravi [7].

Ad oggi, le influenze reciproche tra COVID-19 e neoplasie non sono ancora cristalline e necessitano di ulteriori studi, ma in questa epidemia, oltre al rischio di contagio, la minaccia principale per i malati oncologici è l’impossibilità di ricevere i servizi medici necessari. Sotto questo aspetto, Stefano Cascinu, primario dell’unità di Oncologia Medica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, e il collega piemontese Piero Fenu, Direttore Sanitario dell’Istituto IRCCS di Candiolo (TO), sottolineano ed elogiano la collaborazione del personale sanitario impegnato non solo in prima linea, ma anche nelle retrovie, in un’organizzazione straordinaria delle attività ospedaliere e assistenziali [8]. Lodevole poi, l’idea della multinazionale svizzera Novartis, leader nell’ambito onco-ematologico, di istituire un servizio di consegna a domicilio delle terapie oncologiche dedicata ai pazienti con tumori solidi e del sangue. L’iniziativa prevede un programma di home delivery per i farmaci ospedalieri, indipendentemente dall’azienda produttrice, con l’obiettivo di evitare gli spostamenti verso le strutture sanitarie: costi di spedizione e distribuzione saranno interamente coperti da Novartis [9].

Nell’aria spasimante. In un limbo di timori e incertezze, onore anche a tutti i medici, infermieri, operatori che ogni giorno indossano la loro uniforme motivo di riconoscimento e di orgoglio, per assistere e non lasciare soli i più deboli di fronte a un nemico universale. Ora più che mai, siamo tutti Fratelli, fragili e con lo sguardo rivolto alle foglie ormai verdi, simbolo di primavera, unione, speranza e rinascita perché tutti insieme ce la faremo.

[1] http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioNotizieNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4200

[2] https://www.salutebenedadifendere.it/wp-content/uploads/2020/03/Raccomandazioni-COVID-19.pdf

[3, 4]https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(20)30096-6/fulltext

[5] https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2020/03/20200313_COVID-19_indicazioni_AIOM-CIPOMO-COMU.pdf

[6] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/coronavirus-cosa-fare-con-la-terapia-ormonale-dopo-un-tumore-al-seno

[7] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/oncologia/covid-19-le-persone-immunodepresse-non-smettano-le-loro-cure

[8] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/oncologia/i-malati-di-tumore-e-il-coronavirus#section-6

[9] http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=83109

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