Attività fisica nei giovani: quali barriere da abbattere?

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di Simona Ceccarelli, CdS Comunicazione scientifica biomedica, Sapienza Università di Roma

Praticare regolarmente attività fisica fa bene a ogni età. Fare sport, ginnastica, ma anche solamente svolgere attività quotidiane come giocare, camminare o andare in bicicletta, aiuta a sentirsi meglio:  riduce stress e ansia, tonifica i muscoli, aiuta il sonno notturno, potenzia il funzionamento di cuore e polmoni, migliora l’agilità e l’equilibrio, aiuta a sviluppare nei bambini l’apparato osteoarticolare e muscolare, riduce il rischio di malattie croniche come il diabete e osteoporosi, aiuta a prevenire e a trattare il sovrappeso, ma anche malattie cardiovascolari abbassando i valori della pressione arteriosa e quelli dell’ipercolesterolemia(1)

Secondo l’OMS, l’obesità è triplicata dal 1975 e rappresenta quindi uno dei principali problemi sanitari mondiali. Insieme all’obesità e al sovrappeso, il basso livello di attività fisica espone bambini e adolescenti a un rischio maggiore di sviluppare malattie non trasmissibili(2)

La pratica dell’attività fisica è influenzata da una complessa serie di fattori di tipo sociale, economico e culturale. I fattori legati al corpo e la percezione della propria l’immagine estetica, posso avere un peso: secondo alcuni studi, gli adolescenti che percepiscono il proprio corpo come non troppo grasso mostrano maggiori probabilità di essere fisicamente molto attivi piuttosto che inattivi. Anche i fattori legati all’ambiente urbano possono svolgere un ruolo importante: studi hanno dimostrato che la mancanza di investimenti nel trasporto attivo e di aree per attività sportive sul territorio, sono i principali ostacoli al movimento fisico nei giovani. Inoltre, le percezioni di alcune caratteristiche del contesto in ci si vive, quali la sicurezza e la possibilità di socializzazione, risultano essere aspetti influenti(3)

Tutti questi fattori appaiono correlati anche a questioni di età e di genere. In riferimento all’età, l’adolescenza è un periodo delicato in termini di formazione di uno stile di vita attivo. Durante l’infanzia sono soprattutto i genitori a organizzare il tempo libero dei figli, poi quando crescono tocca a loro decidere se trascorrere il tempo libero in modo attivo o passivo(4). Tuttavia, la pratica dell’attività fisica acquisita nell’infanzia tende a divenire parte integrante dello stile di vita della persona. Generalmente da bambini si apprendono quei comportamenti che perdurano nel tempo e che possono avere molta influenza sulla salute nelle età successive. In riferimento al genere, le ragazze sembrano percepire maggiori barriere ambientali legate all’attività fisica rispetto ai ragazzi(5).

Tra i determinanti personali rientrano, poi, il grado di motivazione, la consapevolezza dei benefici, la disposizione psicologica più o meno favorevole a praticare attività. Tra i più forti condizionamenti sociali vi è invece lo stile di vita sedentario: il movimento concepito in passato come gioco all’aperto, attività non strutturata e senza sorveglianza, si sta trasformando sempre più in attività strutturate svolte sotto la supervisione di un adulto. La carenza di spazi e di tempi adeguati, nonché di sicurezza nel frequentare luoghi all’aperto, fa sì che bambini e adolescenti siano sempre più spesso confinati in spazi chiusi, e coinvolti in attività sedentarie quali guardare la televisione, o giocare con lo smartphone o il tablet (6).

Altri fattori significativi sono il grado di educazione e il reddito. Una difficile situazione socioeconomica si traduce generalmente in uno svantaggio in cui entrano in gioco diversi aspetti: la minore disponibilità di tempo libero, il minor accesso alle strutture dedicate allo sport, la vita in ambienti con poche opportunità di attività fisica, la percezione dello sport come un lusso e non come un’esigenza di base(1).

Emerge chiara la necessità di interventi di educazione sanitaria con obiettivi specifici e misurabili, che coinvolgano maggiormente genitori e insegnanti. Lo sviluppo di azioni di promozione dell’attività fisica nei bambini e negli adolescenti va considerato come un obiettivo prioritario in sanità pubblica. E la comunicazione è strumento decisivo per veicolare informazioni corrette attraverso messaggi semplici, e per stimolare la riflessione sui possibili cambiamenti utili per vivere meglio ed in salute.

  1. https://www.epicentro.iss.it/guadagnare-salute/attivita
  2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33467346/
  3. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35265974/
  4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26933920/
  5. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25751023/
  6. https://www.epicentro.iss.it/attivita_fisica/bambini-Adolescenti
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