Il Coronavirus e il cigno nero

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di Michaёla Liuccio, Presidente  CdS in “Comunicazione scientifica biomedica”, Sapienza, Roma

La teoria del cigno nero, sviluppata dal filosofo e matematico  Nassim Nicholas Taleb, è una metafora,  che descrive un evento non previsto, che ha effetti rilevanti e che, a posteriori, viene razionalizzato in maniera inappropriata e giudicato prevedibile. Ora siamo di fronte ad un cigno nero: la pandemia da Coronavirus.

Come ha scritto Henk B M Hilderink[1], l’epidemia da Coronavirus ha dimostrato che non avevamo la più pallida idea di come sarebbe stata una pandemia globale e di come avrebbe potuto influenzare la nostra vita quotidiana, compreso l’impatto dominante sui media. Riportando una citazione del Primo Ministro olandese, ci troviamo ad avere solo il 50% della conoscenza, ma a dover prendere il 100% delle decisioni.

La teoria del cigno nero intende spiegare: l’importanza sproporzionata di determinati eventi di grande impatto, difficili da prevedere e molto rari; l’impossibilità di calcolare con metodi scientifici la probabilità di tali eventi; le distorsioni psicologiche che impediscono alle persone (sia come individui sia come collettività), di cogliere l’incertezza e il ruolo degli eventi rari. Gestire l’incertezza è uno degli elementi chiave della metodologia di previsione, nota anche come studi di scenario o prospettive future. L’incertezza si presenta in molte forme. Vi sono incertezze cognitive relative alla crescita economica, ai cambiamenti climatici, all’invecchiamento della popolazione e al progresso tecnologico, tutti fattori importanti per la salute. E vi sono incertezze normative, che catturano diverse prospettive esistenti e diversi futuri desiderabili, e che giocano un ruolo anche nel campo della salute pubblica. La definizione delle priorità nelle politiche di sanità pubblica dipende fortemente da ciò che le persone apprezzano di più. Come verrà controllata la spesa sanitaria? Come verranno affrontate le disuguaglianze di salute e la qualità dell’assistenza?

Se gli studi di previsione hanno una lunga storia nel campo del cambiamento ambientale (globale) e negli studi sugli scenari economici, nel settore della salute pubblica sono stati piuttosto limitati. L’EUPHA (European Public Health Association) è una delle poche organizzazioni internazionali di sanità pubblica ad affrontare la previsione nella sua strategia, afferma Henk B M Hilderink. Gli studi di scenario non mirano a prevedere il futuro, quanto piuttosto ad esplorare possibili futuri e, soprattutto, ad aumentare la consapevolezza e migliorare la preparazione per questi possibili futuri, e per stimolare i responsabili politici anche verso le prospettive più sfavorevoli.

“Avremmo potuto essere meglio preparati?” è una delle domande più frequenti di questa crisi e lo sarà anche all’indomani di questa crisi da Covid-19. Agli studi di previsione sulla salute pubblica spetterà ‘aiutare ad esplorare’ i possibili futuri desiderabili, mentre i responsabili politici avranno il compito di ‘consentire’ questi possibili scenari, parafrasando Antoine de Saint-Exupéry.


[1] Henk B M Hilderink, The corona crisis and the need for public health foresight studies, European Journal of Public Health, Volume 30, Issue 4, August 2020, Page 616, 

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