L’intestino smart #leggiloqui

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Leggiloqui di Michaёla Liuccio

Il saggio: L’intestino smart, di Michaela Axt Gadermann, Edizione Il punto d’incontro, Vicenza 2018, è un bell’esempio di come avvicinare in modo semplice, leggero e chiaro al tempo stesso, il lettore alla reale conoscenza del proprio corpo. Si comincia dal titolo e si prosegue per tutte le intestazioni dei singoli capitoli: Quando l’intestino perde le staffe; Pancia e cervello: un team affiatato sin dall’inizio; Allarme nell’intestino: barriera enterica in pericolo; Quando i batteri intestinali shakerano un cocktail di emozioni; Comportamenti dovuti ai batteri; Mente sana in Intestino sano; Check up intestinale; La cura intestinale.

Senza nulla togliere al piacere della lettura completa di questo saggio, mi soffermo sull’interessante monito dell’autrice a vivere in modo “antinfiammatorio”, ovvero a limitare le infiammazioni nell’organismo tramite l’alimentazione e lo stile di vita. Non solo l’amore passa per lo stomaco, ma, come ci indicano le neuroscienze nutrizionali, anche l’intelligenza e la sagacia. E i batteri intestinali sono l’anello di congiunzione tra il piatto e il cervello.

Prendersi cura del proprio intestino vuol dire, quindi, prendersi cura anche del proprio cervello, garantendosi un livello di stress più contenuto e sonni più tranquilli. Inoltre l’intestino sano può avere una funzione regolatrice in caso di gravi patologie celebrali come la sclerosi multipla, l’autismo, il Parkinson, e l’Alzheimer.

Ma cosa è utile mangiare per prendersi cura del proprio intestino? Al primo posto ci sono i pre-biotici, anche definiti “concime per batteri”. Si tratta di componenti alimentari indigeribili che sono graditi ai batteri intestinali. Per esempio lenticchie, cipolle e scarole contengono pre-biotici, così come anche caffè, cioccolata fondente, birra e vino rosso. Poi troviamo l’amido resistente, presente nelle patate e nel riso freddi, ma anche il tè verde. Fondamentali anche i pro-biotici, ovvero i batteri che arrivano in forma attiva nell’intestino ed esercitano un’azione benefica per la salute. Si tratta di lattobacilli e bifidobatteri la cui fonte alimentare principale è lo yogurt. Mentre quel che non piace alla flora intestinale è: il latte intero, le bevande zuccherate e gli snack saporiti. Se si vuole infine influenzare l’umore tramite l’intestino è necessario ricorrere ai psicobiotici e l’autrice ne presenta una lista in base ai disturbi di cui si è affetti.

Il problema tuttavia non si annida solo nella corretta scelta individuale dei cibi,  ma è un problema che potremmo definire “sociale”. Oggi, infatti, sono sempre di meno le persone che cucinano in casa e che usano alimenti freschi, ed è ampiamente dimostrato che conservanti, emulsionanti e dolcificanti danneggiano la barriera intestinale!

La parola d’ordine dunque è spegnere le infiammazioni. Perché quest’ultime accelerano i processi di invecchiamento, rovinano l’umore, e possono dare vita a numerose patologie. L’infiammazione può essere influenzata molto dalla nostra dieta perché vari nutrienti e spezie hanno potere antinfiammatorio, e l’autrice sapientemente le elenca. E’ tutta una questione di bilanciamento tra i grassi omega-3 (quelli buoni) e i grassi omega-6 (quelli cattivi). I primi fluidificano il sangue, mentre i secondi stimolano l’emostasi. Nell’alimentazione occidentale moderna questo rapporto è entrato in crisi, sulle nostre tavole si trovano soprattutto grassi omega-6 e questo ha generato una condizione di “epidemia infiammatoria cronica”.

L’ideale, ricorda la Axt Gadermann, è la dieta giapponese del rapporto 2:1, a vantaggio dell’omega-6. Nella nostra dieta occidentale il rapporto è invece di 15:1, sempre a vantaggio dell’omega-6. E’ assolutamente necessario iniziare a spegnere il fuoco! Buona lettura…

 

 

 

 

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