L’UGUAGLIANZA DI GENERE: UN GUERRA ANCORA APERTA

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di Alice Bortolami, Laureata in Infermieristica, iscritta al CdS in Comunicazione scientifica Biomedica, Sapienza, Roma

Nel 2020, in società evolute e innovative, parlare di pregiudizi può sembrare obsoleto. Eppure non lo è. Genere e sesso non sono la stessa cosa. Mentre il sesso riguarda le differenze delle caratteristiche biologiche e anatomiche tra maschi e femmine, il genere è un processo di costituzione sociale e culturale ed indica la rappresentazione, la definizione e l’incentivazione di quei comportamenti che danno vita allo status di uomo e di donna.

Il rapporto tra sesso e genere varia a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici e delle culture di appartenenza.

La parità di genere è un principio giuridico ed è intesa come l’assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo. L’affermazione della parità del genere è solennemente avvenuta nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite che cerca di creare uguaglianza nel diritto e nelle situazioni sociali.

Nel 2006, per far fronte a ciò, è nato il Global Gender Gap Report[1] che fornisce un quadro che mostra l’ampiezza e la portata del divario di genere in tutto il mondo Il Global Gender Gap Index (GGGI) misura l’entità dei divari di genere in 4 dimensioni principali: partecipazione e opportunità economiche, livello di istruzione, salute e sopravvivenza,  crescita politica,  e segue  i processi verso una riduzione di questi divari nel tempo. Attraverso questo metro di valutazione annuale, gli stakeholder all’interno di ogni paese sono in grado di stabilire priorità rilevanti in ogni specifico contesto economico, politico e culturale.

Il rapporto di quest’anno evidenzia la necessità di agire: ad oggi esiste ancora un divario globale medio  del 31,4% che deve  essere colmato. Secondo i dati del report di inizio 2020, parallelamente al miglioramento della rappresentanza delle donne tra i leader politici  è aumentato anche il numero di donne che ricoprono ruoli di alto livello all’interno della dimensione della partecipazione politica mentre, in contrasto con ciò, la partecipazione generale delle donne al mercato del lavoro è ancora bassa. Solo il 55% delle donne adulte è presente nel mondo del lavoro contro il 78% degli uomini. In molti paesi infatti le donne sono notevolmente svantaggiate nell’accesso alle terre o  ai prodotti finanziari, il che, impedisce loro di avviare un’impresa o semplicemente di guadagnarsi da vivere gestendo i propri beni.

Per quanto riguarda il livello di istruzione invece il divario medio all’interno dei vari paesi è basso, anche se vi sono paesi in cui l’investimento nell’istruzione delle donne risulta ancora insufficiente. Ad oggi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, il 10% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni è analfabeta e complessivamente il livello di istruzione è inferiore alla media globale sia per le ragazze che per i ragazzi.

Analizzando poi i dati su Linkedin, le donne sono sottorappresentate in 6 degli 8 microcluster con il più alto tasso di crescita occupazionale ( persone e cultura, produzione dei contenuti, marketing, vendita, ingegneria, project managers specializzati..).

E’ nel contesto di tutte queste riflessioni che l’approccio di genere deve essere collocato. Un esempio di quanto detto finora si evince da uno studio[2] del Lancet Global Health che si è prefisso di descrivere in che modo i programmi di genere  riescano ad influire positivamente sulla salute di bambini e adolescenti in Africa sub-sahariana, sud Asia e Nord America. Questa revisione sistematica, avvalsasi anche della PRISMA STATEMENT (una check list di 27  item che ha l’obiettivo di guidare gli autori nel migliorare il report di revisioni sistematiche), ha  identificato 23.166 articoli  come potenzialmente utili per lo studio dei quali solo 61 sono poi stati effettivamente utili allo studio stesso.

Attraverso l’utilizzo di database come Scopus, EBSCO and Web of Science sono stati cercati termini che facevano riferimento all’età, ai programmi e al tipo di valutazione dello stesso con l’intento di trasformare e ridurre le disuguaglianze di genere. Gli studi presi in considerazione includevano  programmi sulla sensibilizzazione riguardanti temi come HIV tra i giovani, disuguaglianza nella salute e nei diritti sessuali e riproduttivi, istruzione, lotta contro la violenza e le molestie di genere. Si evince che i bambini, gli adolescenti o i giovani adulti vengono valutati in modo diverso all’interno della società a seconda del sesso di appartenenza, e devono sottostare ad aspettative diverse su di loro come al matrimonio infantile per le ragazze o rischiose forme di lavoro per i ragazzi. Questi valori, insieme alla ripartizione discriminatoria delle risorse e del potere sono spesso rafforzati dai genitori stessi, dalle culture di provenienza e talvolta dai media.

Ne è emerso che l’uguaglianza di genere potrebbe ridurre la povertà, diminuire la mortalità infantile e aiutare lo sviluppo. E’ stato dimostrato che l’istruzione delle ragazze migliora i tassi di sopravvivenza e la salute dei bambini e delle donne, ritarda i matrimoni infantili e le gravidanze precoci, conferisce potere alle donne sia in casa che sul posto di lavoro e contribuisce persino ad affrontare il cambiamento climatico.

Si tratta quindi di definire un vero e proprio piano per la parità di genere, mettendo insieme le varie iniziative e misure, spiegando gli obiettivi complessivi e specifici, valutando l’effetto dell’interazione tra le varie misure.

Il contributo di questo articolo del Lancet Global Health può servire ad accelerare gli sforzi per migliorare la salute globale portando a maggiori investimenti strategici in programmi che promuovono l’uguaglianza di genere. Tali programmi possono portare a un miglioramento della salute e del benessere per tutta la vita, mettendo in discussione non solo gli atteggiamenti e i comportamenti legati al genere in giovane età, ma anche il sistema di genere che li circonda. Come sottolineato, l’uguaglianza di genere è quindi l’obiettivo per tutti di avere parti opportunità, status, diritti e pari accesso alle risorse e ai servizi.  

Con la decisione del Consiglio Europeo del 20 Dicembre 2000, relativa al programma riguardante la strategia comunitaria in materia di parità tra donne e uomini, l’Unione Europea ha previsto interventi specifici di sensibilizzazione sulle problematiche di genere.

Concludendo  con qualche dato del GGGI, quest’anno i primi cinque paesi più avanzati dell’indice generale (Etiopia, Spagna, Mali, Albania e Messico) hanno tutti colmato i loro divari di 3,4 punti percentuali o più. Al ritmo attuale però i divari di genere in essere potranno essere colmati in 54 anni nell’ Europa occidentale, e 107 nell’Europa orientale, in 95 anni nell’Africa Subsahariana, e in 163 anni nell’ Asia orientale,  nel pacifico e nell’Asia meridionale.


[1] http://www3.weforum.org/docs/WEF_GGGR_2020.pdf

[2]Levy, J.K. , Darmstadt, G.L., Ashby, C., Quandt, M., Hasley, E., Nagar, A., Greene, M.E. (2020). Characteristics of successful programmes targeting gender inequality and restrictive gender norms for the health and wellbeing of children, adolescents, and young adults: a systematic review. Lancet Global Health8: e225-36

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