L’uso delle arti nelle politiche di sanità pubblica. Quali opportunità e progressi?

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di Michaela Liuccio

C’è un numero crescente di prove che indicano che le arti hanno un ruolo da svolgere nella promozione della buona salute e nella prevenzione e gestione delle malattie. Proprio a tal fine  l’OMS ha chiesto ai governi di adottare un approccio intersettoriale nelle politiche di sanità pubblica.

Nel 2019, l’Health Evidence Network dell’OMS ha pubblicato una revisione di oltre 3000 studi di ricerca che esplorano l’effetto delle arti (inclusa la partecipazione alle arti dello spettacolo, alle arti visive e alla letteratura e il coinvolgimento con la cultura e il patrimonio) sulla salute e sul benessere. Questi studi includevano ricerche sperimentali che evidenziavano l’effetto degli interventi artistici mirati a diverse esigenze cliniche  quali malattie mentali, disturbi dello sviluppo neurologico, malattie non trasmissibili, condizioni acute che richiedono cure ospedaliere e cure di fine vita) e studi osservazionali di dati di coorte che mostravano associazioni tra impegno artistico e ridotta incidenza di problemi di salute (tra cui depressione, malattie croniche e declino correlato all’età).

L’area, spesso definita genericamente come “arti e salute”, può includere attività artistiche e culturali intraprese nella vita di tutti i giorni (non a scopo sanitario ma con un beneficio secondario per la salute) o all’interno di programmi artistici progettati su misura con obiettivi mirati di salute o benessere, oppure programmi di arti terapeutiche forniti da professionisti qualificati.

Nel recente articolo di Dow R. et al.[1] vengono analizzati 130 esempi in tal senso. Lo studio dimostra che c’è una notevole quantità di interesse politico per le arti e la salute a livello internazionale, tuttavia è richiesto un impegno più paritario da parte di entrambi i settori coinvolti, le politiche sanitarie e gli enti artistici, che attualmente sembra sbilanciato a carico dei responsabili politici di arte e cultura ( solo 13 progetti su 130 tra il 2017-22- quindi il 10%- risultano a carico del settore sanitario). Questo risultato potrebbe indicare che il rapporto tra salute pubblica e arte e cultura ha attualmente meno probabilità di essere accettato dagli organismi sanitari che da quelli artistici.

È dunque importante che i responsabili politici continuino a potenziare il ruolo delle arti nel sostenere la salute pubblica, poiché i dati dimostrano che gli investimenti  in tal senso sono collegati a risultati positivi. Le persone hanno bisogno di una gamma di opportunità di partecipazione artistica e culturale accessibili e di alta qualità, in tutte le fasi della loro vita. E, anche in questo caso, il lavoro per migliorare l’accessibilità deve mirare ad un’attenzione particolare al miglioramento dell’offerta per le persone che attualmente hanno il minimo accesso all’arte e alla cultura, per evitare di esacerbare le disuguaglianze sanitarie.

Gli esempi intergovernativi e intersettoriali di elaborazione delle politiche, riportati nello studio[1], sono alcuni dei modelli più utili per come gli enti pubblici possono lavorare insieme in modo mirato e specifico, attraversando le tradizionali divisioni dipartimentali per sviluppare politiche basate sull’evidenza in questa nuova area di sviluppo. Inoltre, la cooperazione internazionale tra i responsabili politici, attraverso organizzazioni come l’OMS, può consentire ai paesi di condividere prove, esperienze e strategie politiche, per continuare a dare slancio al settore “arte e salute pubblica”.


[1] https://www.thelancet.com/journals/lanpub/article/PIIS2468-2667(22)00313-9/fulltext

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