Epatiti virali

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Epatite A

Sapevi che l’Epatite A è una malattia che può essere trasmessa sia per via alimentare che per via sessuale?

L’Epatite A è una infiammazione del fegato  provocata da un virus che si trasmette attraverso le acque di scarico o mediante gli alimenti contaminati con feci ed è per questo denominata anche epatite alimentare. Negli ultimi decenni in Italia, l’incidenza dell’Epatite A, è comunque sensibilmente diminuita grazie al miglioramento delle condizioni igieniche ambientali e di quelle della catena alimentare

Tuttavia l’Epatite A può essere trasmessa anche attraverso i contatti sessuali non protetti.

L’Epatite A ha un periodo d’incubazione medio di circa 28 giorni in cui il virus si riproduce velocemente nel fegato e viene poi eliminato in altissime concentrazioni nelle feci. Chi ha contratto il virus e ha superato l’infezione acuta, produce invece degli anticorpi che persistono per tutta la vita e conferiscono una protezione contro una nuova infezione.

I sintomi dell’epatite insorgono comunemente in forma acuta. Si tratta soprattutto di forte stanchezza, vomito, difficoltà nella digestione, affaticamento nella zona del fegato e, come sintomi più specifici, un colorito giallastro della pelle e degli occhi, chiamato ittero, con alterazioni del colore delle urine e delle feci. Questi sintomi tendono a scomparire da soli nell’arco di una o due settimane dalla comparsa.

La diagnosi viene fatta analizzando i livelli di alcune proteine presenti nel fegato, importanti per il suo corretto funzionamento.

Non esiste una terapia specifica contro l’infezione da Epatite A. La terapia è infatti di solito solo di supporto per impedire la disidratazione del paziente che alcune volte può necessitare anche l’ospedalizzazione, quando la sua disidratazione è notevole a seguito di vomito ricorrente.

La forma di prevenzione più efficace per l’Epatite A è la vaccinazione, oggi basata su un vaccino efficace e protettivo per tutta la vita. La vaccinazione è consigliata soprattutto per le persone a rischio di malattie infettive, nei viaggiatori verso i paesi in via di sviluppo, quelli con una patologia cronica del fegato e nei tossicodipendenti.

Epatite B

L’Epatite B è probabilmente una malattia di cui avrai già sentito parlare. Forse però non sai che fa parte anche delle malattie sessualmente trasmissibili. Consiste in un’infiammazione del fegato provocata da un virus che si trasmette mediante i rapporti sessuali con una persona infetta.

Il periodo di incubazione, dal momento dell’esposizione al virus, al momento di insorgenza dei sintomi, può variare da sei settimane a un massimo di sei mesi. La più alta concentrazione del virus si trova nel sangue, mentre concentrazioni molto più basse sono presenti anche in altri fluidi corporei come il seme, le secrezioni vaginali, ma anche la saliva. Il virus è infatti molto più infettivo e molto più stabile nell’ambiente dell’HIV.

L’Epatite B solitamente si presenta in forma quasi asintomatica oppure con sintomi molto lievi e poco identificabili. Le forme sintomatiche, seppur rare, sono invece caratterizzate da febbre, stanchezza, malessere generale, nausea, vomito, dolori articolari e muscolari. Si possono osservare anche sintomi più specifici, come un colorito giallastro della pelle e degli occhi, chiamato ittero. Solo raramente l’infezione ha conseguenze gravi, come l’insufficienza epatica con l’evoluzione verso l’epatite fulminante, cioè quella forma di insufficienza epatica che può portare anche alla morte.

La diagnosi di Epatite B, cosi come di Epatite A, si basa soprattutto sull’improvviso innalzamento di alcune proteine presenti nel fegato, che se a livelli normali, servono per il corretto funzionamento del fegato. Dopo il contagio, l’esame di laboratorio che è importante fare è quello per la ricerca del DNA del virus, che diventa positivo circa sei settimane dopo il contagio. La comparsa degli anticorpi contro il virus stesso è invece più tardiva e informa che l’infezione è in via di risoluzione.

Oggi in Italia il numero di casi di Epatite B è stato drasticamente ridotto dall’introduzione nel 1991 della vaccinazione obbligatoria per tutti i neonati. Questo ha condotto a immunizzare oggi tutta la popolazione italiana sotto i 35 anni, ma rimangono ancora molti giovani e adulti a rischio di Epatite B, soprattutto tra gli stranieri e gli immigrati. La vaccinazione è consigliata infatti per tutti gli immigrati non vaccinati, in particolare se provenienti da paesi dove il virus è diffuso.

Le informazioni contenute in questo sito sono tratte da documenti ufficiali divulgati dalla WHO (World Health Organization – WHO – Department of Reproductive Health and Research (RHR)  e/o da altre organizzazioni nazionali ed internazionali deputate alla ricerca ed alla cura. Revisione a cura di Chiediloqui.it, anno 2016.

Le informazioni sono corrette ma non possono in alcun modo sostituire il rapporto diretto tra il professionista della salute e la persona interessata.

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