HIV e Migranti: Programmi di Prevenzione più mirati

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A cura di Alessandra Caciolli, laureata in Comunicazione Scientifica Biomedica

Una grande percentuale di persone che vivono con lHIV nell’Unione Europea sono migranti, cioè, persone che attualmente vivono fuori dal loro paese di nascita, che hanno contratto la malattia dopo la migrazione.

Questo è ciò che emerge da una recente ricerca pubblicata nella rivista scientifica Biomed Central. Gli autori dell’articolo riferiscono che nel 2013, un terzo della popolazione (33%) che risultava residente in Unione Europea e risultava aver contratto l’HIV, era costituita da migranti che dichiaravano di aver contratto il virus attraverso un rapporto eterosessuale e, cosa più importante, la maggior parte di queste infezioni risultavano essere diagnosticate per la prima volta in Europa. La maggior parte dei migranti risultavano infatti essere stati contagiati dal virus dell’HIV solo dopo la migrazione.

Questo è un dato molto importante e necessita di essere monitorato continuamente per poter adottare le opportune misure preventive. Purtroppo infatti al giorno d’oggi molti paesi ancora sottostimano il grado in cui questo sta accadendo.

Gli obiettivi dello studio sono stati quindi quelli di rivedere la letteratura in tema e valutare la percentuale di migranti che si pensa abbiano contratto il virus nel periodo post-migratorio ed esaminare inoltre quali tra gli Stati membri dell’UE sono in grado di fornire stime del probabile paese di contagio dell’HIV attraverso gli attuali sistemi di sorveglianza.

E’ stata intrapresa una revisione sistematica per raccogliere i dati sulla trasmissione sessuale del virus HIV in Europa. Sono stati inclusi solo studi condotti in paesi con sistemi di sorveglianza all’interno del Centro Europeo per la malattia, Prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Gli studi sono stati presi in considerazione se almeno l’80% della popolazione di studio, proveniva da paesi con un’epidemia generalizzata di HIV. In seguito, a 30 Stati membri dell’UE è stato chiesto di compilare un questionariosui metodi di sorveglianza e monitoraggio dei luoghi di probabile contagio di HIV tra i migranti.  Ventisette documenti provenienti da sette paesi sono stati inclusi nella revisione e 24 paesi hanno risposto al sondaggio.

Le stime del contagio dell’HIV dopo la migrazione variavano a partire dal 2% tra i soggetti Africani in Svizzera, a 62% tra gli uomini neri caraibici che hanno rapporti sessuali con altri uomini nel Regno Unito. Come questo esempio dimostra, le popolazioni di studio variano molto in base al paese di nascita o all’ etnia. Tale eterogeneità nei dati rende difficile quindi costruire una storia chiara sull’acquisizione e trasmissione sessuale dell’HIV, sia all’interno dei paesi ospitanti, sia in tutta l’UE. Tuttavia, tutti gli studi hanno trovato che l’acquisizione dell’HIV avviene soprattutto dopo la migrazione e questo dato deve continuare ad essere misurato e compreso al fine di soddisfare adeguatamente laprevenzione dell’HIV. I dati relativi all’acquisizione post migratoria dell’HIV dovrebbero infatti essere usati per pianificare e monitorare dei programmi di prevenzione dell’ HIV che soddisfino le esigenze delle comunità di migranti in Europa.

Si conclude quindi dal presente studio, che in questi anni si riscontra un elevato contagio post-migratorio del virus HIV tra i migranti in paesi europei, ma questo è ancora difficile da quantificare con precisione con i dati che si hanno attualmente. Solo pochi paesi raccolgono e pubblicano infatti i dati per consentire delle vere stime e per quantificare e monitore il luogo esatto in cui l’HIV è stato contratto. Nonostante infatti l’accordo nei sistemi di sorveglianza degli Stati membri, permangono ancora oggi una serie di lacune nella disponibilità di questi dati. I

paesi che identificano i migranti con HIV dovrebbero concentrarsi sull’utilizzo di un metodo oggettivoper poter identificare quale sia stato il paese in cui il soggetto è stato contagiato dall’HIV. Servono quindimetodi nuovi e più appropriati per misurare e quantificare il contagio da HIV e per poter quindiavviare opportuni programmi di prevenzione.

Fonte: BMC Public Health

 

 

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