Precocità e rischi per la salute: l’età dei primi rapporti sessuali conta?

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A cura di Chiara Borgia, Psicologa e Sessuologa

Sembra che una precoce attivazione della sessualità, prima cioè del compimento del quindicesimo anno, sia associata ad una serie di conseguenze negative. Nello specifico, praticare la sessualità prima di aver raggiunto una certa maturità, potrebbe essere rischioso perché, a causa della mancanza di alcune conoscenze di base, sarebbe più difficile utilizzare correttamente i metodi contraccettivi e proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, numerose evidenze scientifiche sembrerebbero mettere in luce come chi inizia l’attività sessuale precocemente potrebbe sviluppare una percentuale di rischio maggiore per comportamenti ad elevato rischio, quali avere numerosi partner, avere ripetuti rapporti occasionali e incorrere in diverse malattie sessualmente trasmissibili.

Per questi motivi in molti Paesi del mondo sono stati attivati programmi di educazione sessuale basati sull’astinenza, ovvero finalizzati a ritardare il più possibile il momento dei primi rapporti sessuali. Tuttavia, gli esiti di questi programmi non sono ottimali, in quanto sembra che ritardare l’età dei primi rapporti sessuali abbia come vantaggio solo un avanzamento dell’età d’insorgenza delle conseguenze negative dei comportamenti stessi.

Obiettivo di questo studio, condotto negli USA, è quello di verificare se l’inizio precoce dell’attività sessuale sia effettivamente connesso a comportamenti sessuali rischiosi durante la crescita. Inoltre gli Autori sono intenzionati ad individuare eventuali altri fattori ambientali, che, nella loro ipotesi, interagendo, possano avere un ruolo nell’aumentare la percentuale di comportamenti sessuali a rischio.

Per verificare queste due ipotesi sono stati coinvolti nella ricerca più di mille giovani, i cui comportamenti sessuali sono stati osservati a dai 10 ai 16 anni con cadenza annuale; dai 17 anni in poi fino e al compimento del 33° anno, sono stati invece osservati ogni tre anni. Il campione era eterogeneo, composto sia da maschi che da femmine e bilanciato dal punto di vista della provenienza geografica degli individui, tutti a appartenenti ad etnie diverse. Solo il 10% dei partecipanti non ha partecipato al programma di ricerca dall’inizio fino alla fine.

Nel tentativo di individuare altri fattori la cui interazione reciproca possa influenzare il comportamento sessuale, i ricercatori hanno posto domande per indagare sia l’età dei primi rapporti sessuali che l’ambiente nel quale gli individui hanno fatto il loro percorso di crescita (famiglia, scuola, vicinato). Infine per ciascun individuo è stato calcolato il potenziale di comportamento impulsivo e la tendenza al coinvolgimento in attività illecite o comunque rischiose per la salute.

In generale, dai risultati è emerso che i comportamenti sessuali a rischio diminuiscono con l’avanzare dell’età, specie con l’avvicinarsi al compimento del 30° anno di vita. Più nello specifico, si conferma che più è precoce l’inizio dell’attività sessuale e più c’è il rischio di avere comportamenti sessuali rischiosi per la salute, specie nel caso dei maschi. Tuttavia, altri fattori sembrerebbero influenzare il comportamento sessuale a rischio in maniera più forte rispetto all’età della prima volta: l’impulsività, l’assunzione di alcolici e droghe prima dei rapporti sessuali, la frequentazione di amici con problemi comportamentali e l’essere stati vittima di violenza sessuale.

Da queste informazioni emerge come l’inizio precoce dell’attività sessuale non sia l’unica spiegazione alla tendenza dei giovani ad impegnarsi in attività che comportano un rischio per la salute sessuale. Al contrario, il comportamento sessuale rischioso potrebbe essere la spia di altri fattori di rischio sottostanti.

Gli Autori concludono che, anziché soffermarsi sull’età dei primi rapporti, sarebbe opportunoriconoscere il ruolo che numerosi altri fattori giocano nello sviluppo psicosessuale degli adolescenti e attivarsi per rimuovere ogni barriera che impedisca loro di proteggere la loro salute.

Fonte: The Journal of Sex Research

 

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