di Luca Manco, Medico Chirurgo e Dott.re in Comunicazione Scientifica Biomedica, Sapienza Università di Roma
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), definisce la One Health un approccio interdisciplinare per lo studio dei problemi di salute pubblica negli esseri umani, negli animali e nell’ambiente circostante. Tale approccio avviene attraverso l’implementazione di programmi e attività di ricerca che coinvolgono più settori [1]. In sintesi, per l’OMS il modello One Health riconosce che il benessere degli esseri umani è intercambiabilmente connesso con il benessere degli animali e dell’ambiente. Il modello sanitario della One Health è basato su cinque pilastri: sicurezza alimentare, interconnessione uomo-animale, resistenza antimicrobica, contaminazione dell’acqua e zoonosi [2] (malattie trasmissibili dagli animali all’uomo). Prerequisito fondamentale per una corretta applicazione del modello One Health è lo sviluppo di un team interdisciplinare con competenze trasversali nell’ambito della sanità pubblica come medici, veterinari, biologi, ecologisti e funzionari amministrativi adeguatamente formati.
Il concetto One Health fu introdotto inizialmente nel 1850, quando il patologo Rudolph Virchow usò per primo il termine “One Medicine” per definire il ciclo di vita della Trichinella spiralis. Virchow è stato il primo scienziato a descrivere come la Trichinella spiralis colpisce sia gli esseri umani che gli animali, in particolare i suini, portando alla “scoperta” delle zoonosi ed introducendo il concetto per cui tutti gli organismi viventi sono collegati [3]. Più recentemente, nel 1997, a Hong Kong un’epidemia di influenza aviaria H5N1 ha causato il contagio di 18 soggetti causando 6 decessi [4] e la comunità scientifica si è confrontata con le malattie zoonotiche quale grave minaccia per la salute sia umana che animale. Nel 2003, il virus H5N1 ha provocato diverse epidemie di pollame in Asia e due anni dopo, nel 2005, anche in Europa, Medio Oriente e Africa [5], causando un grave disastro economico ed ecologico. Parallelamente ai casi di H5N1, il virus della SARS – Severe Acute Respiratory o Sindrome Respiratoria Acuta Grave (malattia infettiva acuta che interessa prevalentemente l’apparato respiratorio la cui causa è il virus SARS-CoV-1-SARS-associated CoronaVirus-1- della famiglia dei Coronavirus) è apparso per la prima volta nella provincia del Guangdong in Cina. In tale contesto, è emersa la chiara necessità che tutti i paesi fossero in grado di mantenere un efficace “sistema di allerta” al fine di individuare rapidamente potenziali focolai infettivi nonché di condividere le informazioni in modo rapido ed efficace al fine di prevenire la rapida diffusione delle zoonosi. Su questi presupposti si è svolta nel 2007 a Nuova Delhi, in India, la Conferenza internazionale sulla pandemia da influenza aviaria, con delegati di 111 nazioni e 29 organizzazioni internazionali tra cui l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (WOAH, OIE fino al 2022), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), la Banca Mondiale e il Sistema di coordinamento per l’influenza delle Nazioni Unite (UNSIC) che hanno collaborato per creare un documento intitolato “Contributing to One World, One Health. A Strategic Framework for Reducing Risks of Infectious Diseases at the Animal-Human-Ecosystems Interface” [6]. Viene così ufficialmente fondato il modello One Health.
Sono numerosi i casi in cui con il modello One Health è stato possibile prevenire e controllare le infezioni zoonotiche. Un esempio sono i numerosi casi di rabbia in Sri Lanka, Bhutan e Bangladesh. La rabbia, è una malattia infettiva dovuta al virusgenere Lyssavirus (rabdovirus) la cui trasmissione avviene generalmente a seguito di contatto con la salvia di animali infetti domestici / selvatici [7]. Con l’applicazione del metodo One Health ovvero con un’adeguata sorveglianza, indagini epidemiologiche, test diagnostici di laboratorio, vaccinazione di massa strategica degli animali domestici (soprattutto cani), vaccinazioni umane, corretta gestione della riproduzione della popolazione canina ma anche un’adeguata formazione professionale degli operatori del settore integrata alla collaborazione interdisciplinare è stato possibile, in circa dieci anni, ridurre a 17 dal 2006 al 2016 i casi di rabbia in Bhutan, ridurre in Bangladesh i decessi umani da 1.500 a 200 dal 2012 al 2015 ed in Sri Lanka ci sono stati meno di 50 decessi nel 2012 [8]. Anche nel caso del MERS-CoV (Mers-CoV – Middle East respiratory syndrome coronavirus infection), malattia infettiva trasmessa dai dromedari all’uomo, l’approccio One Health si è rivelato una risorsa preziosa per la sorveglianza ed il controllo delle infezioni soprattutto nei paesi arabi. Infatti, nel 2015 si è svolto in Qatar un gruppo di lavoro in collaborazione con FAO, OMS e WOAH: rappresentanti del Medio Oriente e dei Paesi arabi, nonché esperti sanitari di tutto il mondo hanno partecipato al seminario pianificando efficaci politiche e piani strategici per contrastare la diffusione del virus [9] che ad oggi, secondo l’OMS, “è moderata sia a livello regionale (Arabia Saudita N.d.R.) che globale” (infatti dal 2019 non sono stati segnalati casi di MERS-CoV da paesi al di fuori del Medio Oriente [10]).
L’emergenza della SARS-CoV-2 è l’esempio perfetto di pandemia basata sulla zoonosi. Il coronavirus ha avuto origine nel mercato all’ingrosso dei frutti di mare di Huanan a Wuhan e ha iniziato a diffondersi tra gli esseri umani [11]. L’OMS ha dichiarato l’epidemia di COVID-19 “un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” nel gennaio 2020, nell’ambito del comitato di emergenza della regolamentazione sanitaria internazionale a Ginevra, alla presenza di 15 esperti di sanità pubblica provenienti da sei regioni. In questo incontro è stata sottolineata l’importanza dell’indagine sulla fonte degli animali da cui ha avuto origine l’epidemia, nonché l’entità della trasmissione uomo-uomo. Si è discusso inoltre del controllo dell’infezione in altre province della Cina, del rafforzamento della sorveglianza delle infezioni respiratorie acute gravi in queste regioni e del rafforzamento delle misure di contenimento. Applicando il modello One Health, il Comitato ha confermato che fornire informazioni alla comunità internazionale è essenziale per comprendere la situazione e il suo potenziale impatto sulla salute pubblica [12]. Dopo tutti questi anni passati ad affrontare le zoonosi implementando con successo l’approccio One Health, ci si poteva aspettare che la SARS-CoV-2 fosse mitigata fin dall’inizio. Uno dei motivi per cui ciò non è avvenuto è l’origine stessa della zoonosi: i mercati sono un luogo di commercio molto comune nei paesi asiatici in cui convivono e vengono scambiati animali domestici, selvatici ed esotici, viene venduta carne fresca e sono visitati da migliaia di persone ogni giorno. Non solo, hanno favorito la veloce diffusione della SARS-CoV-2 anche la globalizzazione ed i viaggi internazionali. Il momento in cui si è manifestata la SARS-CoV-2 è stato all’inizio di dicembre 2019. In quel periodo si sono verificati molti casi di influenza nella regione di Wuhan, come in molti paesi dell’emisfero settentrionale. I sintomi clinici della SARS-CoV-2 sono stati inizialmente classificati come influenza senza ulteriori conferme di laboratorio ed inoltre molti soggetti erano asintomatici favorendo così la diffusione del virus. Le indagini sulla SARS-CoV-2 erano, e sono tuttora, fortemente orientate alla lotta contro le malattie zoonotiche nell’interfaccia uomo-animale-ambiente [13]. La comunità scientifica ha capito a proprie spese non solo che la salute umana e quella animale sono interconnesse ma che il monitoraggio di ogni cambiamento ambientale è fondamentale per garantire il corretto equilibrio dell’ecosistema [14].
Infine, come hanno affermato i medici dell’Ospedale Papa Giovani XXIII di Bergamo “i sistemi sanitari occidentali sono centrati sul paziente ma un’epidemia richiede un cambio di prospettiva centrato sulla comunità. Sono necessarie soluzioni pandemiche per tutta la popolazione, non solo per gli ospedali” [15].
Riferimenti
1.Chakraborty, S.; Andrade, F.; Smith, R.L. An Interdisciplinary Approach to One Health: Course Design, Development, and Delivery. J. Vet. Med. Educ.2022, 49, 568–574.
2.Horefti E. The Importance of the One Health Concept in Combating Zoonoses. Pathogens. 2023 Jul 26;12(8):977.
3.Schultz, M. Rudolf Virchow. Emerg. Infect. Dis.2008, 14, 1480–1481.
4.Chan, P.K.S. Outbreak of avian influenza A(H5N1) virus infection in Hong Kong in 1997. Clin. Infect. Dis.2002, 34 (Suppl. S2), S58–S64.
26.Nash, D.; Mostashari, F.; Fine, A.; Miller, J.; O’Leary, D.; Murray, K.; Huang, A.; Rosenberg, A.; Greenberg, A.; Sherman, M.; et al. The outbreak of West Nile virus infection in the New York City area in 1999. N. Engl. J. Med. 2001, 344, 1807–1814.
5.ECDC. Facts about Avian Influenza in Humans. Available online: https://www.ecdc.europa.eu/en/avian-influenza-humans/facts
6.CDC. History of One Health; National Center for Emerging and Zoonotic Infectious Diseases (NCEZID), Centers for Disease Control and Prevention: Atlanta, GA, USA, 2013. Available online: https://www.cdc.gov/onehealth/basics/history/index.html
7. https://www.salute.gov.it/portale/sanitaAnimale/dettaglioContenutiSanitaAnimale.jsp?lingua=italiano&id=266&tab=1
8.Acharya, K.P.; Acharya, N.; Phuyal, S.; Upadhyaya, M.; Lasee, S. One-health approach: A best possible way to control rabies. One Health 2020, 10, 100161.
9.Farag, E.A.B.; Nour, M.; El Idrissi, A.; Berrada, J.; Moustafa, A.; Mehmood, M.; Mahmoud, M.H.; El-Sayed, A.M.; Alhajri, F.; Al-Hajri, M.; et al. Survey on Implementation of One Health Approach for MERS-CoV Preparedness and Control in Gulf Cooperation Council and Middle East Countries. Emerg. Infect. Dis.2019, 25, e171702.
10. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_eventiEpidemici_2573_comunicato_itemComunicato0_files_itemFiles0_fileAzione.pdf
11.Li, Q.; Guan, X.; Wu, P.; Wang, X.; Zhou, L.; Tong, Y.; Ren, R.; Leung, K.S.M.; Lau, E.H.Y.; Wong, J.Y.; et al. Early Transmission Dynamics in Wuhan, China, of Novel Coronavirus-Infected Pneumonia. N. Engl. J. Med. 2020, 382, 1199–1207.
12.Jee, Y. WHO International Health Regulations Emergency Committee for the COVID-19 outbreak. Epidemiol. Health 2020, 42, e2020013.
13.Schmiege, D.; Arredondo, A.M.P.; Ntajal, J.; Paris, J.M.G.; Savi, M.K.; Patel, K.; Yasobant, S.; Falkenberg, T. One Health in the context of coronavirus outbreaks: A systematic literature review. One Health 2020, 10, 100170.
14.Leifels, M.; Rahman, O.K.; Sam, I.-C.; Cheng, D.; Chua, F.J.D.; Nainani, D.; Kim, S.Y.; Ng, W.J.; Kwok, W.C.; Sirikanchana, K.; et al. The one health perspective to improve environmental surveillance of zoonotic viruses: Lessons from COVID-19 and outlook beyond. ISME Commun. 2022, 2, 107.
15.Nacoti, M.; Ciocca, A.; Giupponi, A.; Brambillasca, P.; Lussana, F. At the Epicenter of the Covid-19 Pandemic and Humanitarian Crises in Italy: Changing Perspectives on Preparation and Mitigation. NEJM Catal. 2020, 1, 4.