La contraccezione ormonale non convince le italiane

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Che il nostro Paese sia tra gli ultimi posti in Europa per utilizzo di contraccettivi ormonali è cosa nota: tra i 20 e i 24 anni di età solo il 18% delle giovani donne che vivono nello Stivale usa la pillola e tra quelle che hanno 18 o 19 anni la quota scende all’ 8 per cento. Cifre che nel Vecchio Continente ci relegano agli ultimi posti, al numero 14, seguiti solo da Slovacchia, Polonia e Grecia. Ma a mettere in luce un altro aspetto altrettanto significativo è uno studio trasversale retrospettivo pubblicato nello scorso ottobre, che ha considerato i dati di 1.809 donne visitate negli ambulatori del Dipartimento di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Pisa tra il 2010 e il 2015, secondo il quale oltre un terzo delle donne (34,9%) ha interrotto l’utilizzo del metodo contraccettivo che stava seguendo, con una percentuale di interruzione maggiore per i metodi di somministrazione per via orale rispetto all’anello vaginale.

Di questo, di contraccezione ormonale e dell’importanza di una corretta informazione per le giovani donne, si è parlato venerdì 7 aprile a Roma in occasione del Convegno “All you need is love – Amore e ormoni nella vita delle donne”, promosso da MSD Italia.

Il più delle volte la donna decide di abbandonare la contraccezione «per piccoli effetti collaterali – osserva Franca Fruzzetti, responsabile dell’Ambulatorio di Endocrinologia e ginecologia del Santa Chiara di Pisa – disturbi che si presentano nel corso della contraccezione e, tra tutti, quelli più importanti sono le perdite di sangue irregolari e l’aumento di peso. Quello che è emerso dallo studio è che l’interruzione del metodo contraccettivo è maggiore o minore a seconda di quello utilizzato»: le donne che negli anni hanno adottato l’anello vaginale ne hanno interrotto l’assunzione molto meno rispetto alle donne che hanno utilizzano pillole con etinilestradiolo. «E in questa differenza – precisa Fruzzetti – quello che ha avuto un ruolo fondamentale è stata proprio la bassissima percentuale di perdite ematiche per le donne che utilizzano l’anello vaginale».

In questo scenario, la vera urgenza oggi è di aumentare conoscenza e informazione, sottolineano gli esperti, perché le donne conoscono la pillola, ma non sanno che sono disponibili altri metodi contraccettivi ormonali non orali, come quelli da somministrare per via transdermica o vaginale (come il cerotto e l’anello vaginale con applicatore), tra i quali possono trovare quello che più si avvicina alle loro esigenze.

«È necessaria un’informazione che parta dal basso, bisognerebbe cominciare a parlare di sessualità fin dall’infanzia affinché le informazioni acquisite diventino parte della cultura generale dell’individuo e perché, al momento di utilizzarle, questi ne comprenda appieno l’importanza che hanno sulla salute riproduttiva e sessuale» auspica Fruzzetti. «Inoltre – aggiunge infine – occorre arrivare alle giovani generazioni attraverso un approccio multimodale che tenga conto di tutti i canali informativi dalla scuola al web».

Fonte: Healthdesk

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