Obesità giovanile: è tutta questione di flora intestinale?

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La composizione microbica presente nell’intestino potrebbe essere correlata con i chili di troppo che sempre più appesantiscono bambini e adolescenti. Questa è la conclusione di una delle ultime ricerche scientifiche condotte sulla flora intestinale, quell’insieme di microrganismi che naturalmente popolano l’apparato digerente e che, in modo simbiotico, apportano benefici al corpo, preservando l’integrità della mucosa intestinale, favorendo l’assorbimento dei nutrienti, producendo vitamine e proteggendo l’organismo dai batteri patogeni.

Il nuovo studio, apparso sul Journal of Endocrinology & Metabolism, è frutto del lavoro di un’equipe guidata da Nicola Santoro, pediatra partenopeo e ricercatore all’Università di Yale e ha messo in luce come la composizione microbica della flora intestinale dei ragazzini obesi sia diversa da quella dei loro coetanei più magri. L’indagine si basa sull’analisi di 84 giovani tra i sette e i 20 anni sottoposti a esami per valutarne il microbioma, la distribuzione del tessuto adiposo e la presenza nel sangue di acidi grassi a catena corta, prodotti a partire dai carboidrati grazie ai batteri intestinali.

Santoro e i colleghi hanno individuato otto gruppi di microrganismi intestinali associati a diversi livelli di grasso corporeo, quattro dei quali caratterizzavano maggiormente i ragazzini con un girovita più abbondante ed erano quasi assenti in quelli magri. Non solo, a questi microbiomi era associata una più alta presenza nel sangue di acidi grassi a catena corta, segno di una più elevata attività dei batteri nel fermentare i carboidrati, producendo così composti in eccesso destinati ad essere convertiti dal fegato in grasso e ad accumularsi nel tessuto adiposo.

Questo implicherebbe che, a parità di calorie ingerite, per via della sua flora microbica, chi è in sovrappeso accumulerebbe più grasso rispetto a un magro. «I nostri dati indicano che i bambini con certi batteri intestinali potrebbero, durante il loro sviluppo, correre un più alto rischio di diventare obesi e cercano di spiegare cosa c’è alla base del rapporto tra flora intestinale e un peso superiore alla norma», dichiara Santoro. E un bambino obeso ha molte probabilità di diventare un adulto obeso, con tutti i risvolti negativi per la salute che ne conseguono.

La ricerca, però, è ancora agli inizi. Tante sono le questioni aperte su un argomento così complesso come i vari ruoli ricoperti dal microbioma presente nel corpo. Molti studi hanno rinvenuto nella flora intestinale non solo una funzione metabolica e immunitaria, ma anche legata, per via della sua influenza sugli equilibri glicemici e ormonali, a certi umori e comportamenti alimentari. Difficile è poi stabilire quanto e come la dieta condizioni il microbioma e se sia l’obesità a influenzare la popolazione batterica o viceversa.

Secondo alcune ricerche un’alimentazione ricca in carne e cibi lavorati porterebbe ad avere una flora microbica meno diversificata e questo sarebbe anche legato allo sviluppo di processi infiammatori. Non da ultimo, poi, si è scoperto che perturbare il microbioma con l’assunzione di antibiotici, specialmente nei bambini molto piccoli, sarebbe legato a una maggior rischio di obesità e allergie alimentari.

«C’è ancora molto da scoprire e spiegare, ma in futuro apportare modifiche mirate alle specie batteriche che compongono il microbioma umano potrebbe aiutare a prevenire o trattare l’obesità giovanile», precisa il pediatra napoletano.

Il patrimonio microbico umano si delinea nel primo anno di vita, ma poi patologie, farmaci e dieta possono modificarne la composizione incidendo negativamente sul suo ruolo benefico. Esistono strategie che cercano di ripristinarne una composizione ideale, attraverso ad esempio la somministrazione di integratori probiotici. In casi gravi di infezione da Clostridium difficile è stato sperimentato anche il trapianto fecale, processo in cui materiale fecale, contenente batteri benefici e opportunamente trattato, viene trasferito nel colon del paziente. Se questa strategia, però, possa essere utilizzata per altri disturbi legati a uno squilibrio della flora intestinale è ancora da verificare.

 Fonte:healthdesk
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