Certamente, come stanno scrivendo tutti i commentatori, i casi recenti di giovani donne ridotte a oggetto, dileggiate e sfruttate, in Calabria, in Campania e a Rimini, rivelano la faccia oscura e potentemente negativa del web, dei social e complessivamente di tutta la comunicazione informatica.
Ma dietro a queste storie c’è qualcosa d’altro, che non vogliamo vedere: lo chiamerei il lato oscuro della rivoluzione sessuale dal punto di vista delle donne. Quella rivoluzione che doveva renderci tutti liberi e felici e, soprattutto le donne — protette dalla pillola — uguali agli uomini.
Proprio questo invece credeva la giovane donna del napoletano che ha inviato agli amici il video che la vedeva protagonista di una scena hard. Ha creduto nella liberazione sessuale eguale per tutti esibendo le sue attività sessuali come avrebbe fatto un maschio. Convinta di essere «liberata» come un uomo, credeva che anche per lei il sesso potesse rappresentare un gesto di sfida, una bravata, un momento di affermazione e di potere da ostentare, magari per compensare un’immagine di debolezza. Proprio come le ragazzine che a Rimini hanno con totale incoscienza filmato l’amica priva di sensi per il troppo bere mentre veniva violentata in una toilette. Anche questa scena atroce, a loro assuefatte all’ideologia bugiarda del sesso come consumo deve essere sembrata una performance «interessante», un momento di cui la povera vittima, chissà, avrebbe potuto l’indomani magari andare addirittura fiera. E loro con lei. Sappiamo bene come invece sono andate le cose, sappiamo bene il senso di vergogna e di ribrezzo che la loro amica ha provato vedendo la scena. Ma ancora una volta chiediamoci: sarebbe mai possibile immaginare una scena simile con protagonisti maschili? E perché non lo sarebbe?
Perché non è vero che — eliminato con un anticoncezionale il problema del rischio maternità — le donne possono fare sesso come gli uomini, possono viverlo ed esibirlo come loro. Non è solo a causa dei pregiudizi sociali che questo non si può fare. È proprio tutto diverso, per le donne e per gli uomini. Quello che per gli uomini è sempre un momento di affermazione di sé, di «potenza», per le donne è un accogliere nella propria intimità. Un’accoglienza che può essere imposta con la forza, anche a loro insaputa, mentre sono incoscienti, e che può essere diffusa nel web come prova del potere del maschio con il quale si accompagnano. In qualunque video porno privato che venga diffuso via Internet la vittima potenziale è la donna: per l’uomo questa esibizione, anche se non voluta, sarà sempre e solo un momento di fierezza, una conquista. Non si sono mai visti uomini disperati, che arrivano al suicidio, perché un loro momento di intimità sessuale è stato diffuso, a meno che non sia stato usato come ricatto per ledere la loro posizione professionale. Ma, di per sé, l’onore maschile non viene mai sminuito da un simile incidente che lo vede, comunque, come un conquistatore.
Le protagoniste di questi ultimi casi di cronaca sono state ingannate da una cultura diffusa che le spinge a comportarsi come i maschi da ogni punto di vista, anche quello sessuale. Come se non ci fossero rischi, pericoli specifici da cui metterle in guardia. Come se l’unico pericolo fosse la gravidanza indesiderata e quindi, tolto quello, le donne potessero diventare come gli uomini. Quante povere ragazze ingannate dovremo ancora vedere soffrire — talvolta fino alla morte — per questo stupido equivoco?