Sesso: educare i giovani all’astinenza non funziona

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Come spiegare cos’è il sesso ai ragazzi è sempre stata una questione molto dibattuta, ma una cosa è certa: negli Stati Uniti, i programmi ufficiali che propongono come unica scelta educativa l’astinenza sessuale fino al matrimonio – i cosiddetti abstinence-only-until-marriage programs, sigla Aoum–, che sono molto diffusi, hanno fallito su vari fronti: ad affermarlo sono due studi, che hanno effettuato una revisione di numerosi paper e rapporti ufficiali. I due studi odierni, condotti da The Society for Adolescent Heath and Medicinee dalla Columbia University Mailman School of Public Health, sono appena stati pubblicati entrambi sul Journal of Adolescent Health.

Il fallimento degli Aoum. Adottati nella seconda metà degli anni 90′ a causa dei casi di gravidanze indesiderate in età adolescenziale e in seguito alla pandemia di Hiv e Aids dopo il 1981, i programmi di astinenza sono però soltanto una delle linee di azione offerte dal governo. Secondo i due paper odierni, questi schemi educativi, adottati da numerose scuole Usa a partire dal 1996, non hanno avuto effetto nel ritardare l’ingresso dei ragazzi nella vita sessuale e non hanno ridotto i comportamenti a rischio, i due obiettivi per cui questi piani erano stati sviluppati. Al contrario, dove sono stati scelti programmi di educazione sessuale più esaurienti, che non propongono l’astinenza come unica soluzione, si sono osservati al contrario il posticipo dell’età del primo rapporto sessuale e una generale riduzione di comportamenti sessuali a rischio come il sesso non protetto.

L’età del primo rapporto sessuale è un parametro importante per studiare le abitudini sessuali dei più giovani. Secondo i dati riportati, sia le ragazze che i ragazzi hanno il loro primo rapporto intorno ai 18 anni ed in media le donne si sposano circa 9 anni dopo mentre gli uomini 12 anni dopo: un dato medio che conferma l’inefficacia della strategia dell’astinenza come unica soluzione prima del matrimonio, scelta che risulta ristretta ad un’esigua percentuale di giovani. Una meta-analisi del noto database medico Cochrane, svolta su 16 mila giovani, poi, mostra che queste strategie non solo non hanno posticipato l’età media del primo rapporto, ma non hanno nemmeno ridotto la frequenza dei rapporti sessuali, il numero di partner e la trasmissione di infezioni fra i giovanissimi.

Inoltre, non bisogna dimenticare, spiegano gli autori dei paper odierni, che i programmi sull’astinenza violano alcuni diritti umani degli adolescenti, dato che non forniscono informazioni mediche adeguate e stigmatizzano o non considerano alcuni gruppi di ragazzi, fra cui omosessuali, lesbiche, bisessuali, transgender ed altri. Altro aspetto: parallelamente allo sviluppo di queste strategie, si è osservato un calo dell’attenzione scolastica rispetto all’educazione sessuale.

Cala la formazione. Dai dati analizzati dai ricercatori, in media, negli ultimi anni, negli States è calata la formazione scolastica su questo tema: fra il 2002 e il 2014 le scuole che includono lezioni sulla sessualità scendono dal 67% al 48%, mentre sulla prevenzione contro l’Hiv le percentuali diminuiscono dal 64% al 41%. Ma anche la questione delle gravidanze indesiderate viene messa in secondo piano: se nel 1995 più dell’80% dei ragazzi ha ricevuto a scuola informazioni su come effettuare il controllo delle nascite, fra il 2011 e il 2013 la percentuale scende circa al 60%. Il Parlamento statunitense ha stanziato più di due miliardi di dollari, nel periodo dal 1982 al 2017, per questi abstinence-only-until-marriage programs, sia a livello federale complessivo che nei singoli stati. Ed anche all’estero numerosi fondi Usa sono stati utilizzati in questi anni per realizzare gli stessi programmi con l’obiettivo di prevenire il contagio da Hiv.

La situazione in Europa. Anche nel vecchio continente vi sono delle criticità in tema di educazione sessuale. Come disciplina scolastica, questa materia è obbligatoria in molti paesi europei, fra cui Germania, Danimarca, Finlandia e Austria, come si legge nel Rapporto dell’Unione Europea del 2013 Policies for Sexuality Education in the European Union, mentre non è obbligatoria in Bulgaria, Cipro, Italia, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito. In Italia, l’educazione sessuale a scuola trova alcuni ostacoli sociali e politici: nel nostro paese non vi sono leggi che inseriscono questa materia nei programmi didattici in maniera obbligatoria e poche scuole superiori forniscono una formazione adeguata, si legge nel Rapporto europeo, spesso limitata ad un’unica lezione destinata ad età non omogenee, comprese fra i 14 e i 19 anni. Tuttavia, ciascun dirigente scolastico è responsabile – e dunque ha la libertà di prendere decisioni – sulla formazione in tema di educazione sessuale.

Fonte: La Repubblica.it

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