Sessualità e disabilità

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«Ho vissuto due vite…». Sul palcoscenico del Teatro dell’Arte alla Triennale di Milano, il buio viene squarciato da un faro che illumina il nostro Simone Fanti. Solo, in carrozzina, con un foglio in mano. Alle sue spalle, su uno schermo, una foto sbiadita del ragazzo che era, alto un metro e novanta, sorridente nella sua giovinezza spensierata su una terrazza panoramica alpina. «Ho vissuto due vite…». E il confine,come sanno i lettori di InVisibili che seguono da cinque anni con affetto Simone, è stato segnato 15 anni fa da un’auto pirata che l’ha falciato, in un istante.

Sabato Simone ha aperto l’incontro su sesso e disabilità al festival Il Tempo delle Donne, organizzato dal Corriere della Sera, con un monologo che ha emozionato la platea perché ha saputo toccare lo sgomento, la rabbia, la reazione, la rinascita di chi (la maggioranza delle persone con disabilità) viene scaraventato in un’altra condizione, ignota. «Oggi la mia testa e il mio corpo parlano lingue differenti… la prima, la mente, ha imparato ad ascoltare il secondo… quanti manuali di istruzioni per l’uso avrei dovuto avere… eppure in un mondo dove tutto si consuma in fretta, il sesso da disabile ha un sapore diverso, più lento, fatto forse di gesti di altri tempi, lontano dalla rapace attenzione per la performance, si riscopre la coccola, il sesso torna a donare piacere più che pretenderlo, quel provare piacere più che pretenderlo…».

Ve lo proporremo integralmente questo testo di Simone Fanti che sa mettersi a nudo con una delicatezza straordinaria e spoglia tutti noi gentilmente dai pregiudizi che ci portiamo dietro sulla sessualità delle persone disabili.

Così come vi proporremo i versi che Antonio Malafarina, il nostro blogger che esprime la sua profondità anche nella poesia, ha voluto dedicare a Simone e che ha letto a sorpresa dalla platea del teatro (eh sì, abbiamo voluto la nostra “carrambata”).

Punto di svolta

E’ sorprendente come il mondo della disabilità sia in fermento continuo, si sia rimboccato le maniche e senza aspettare i peraltro doverosi aiuti dalle istituzioni, crei le condizioni per un mondo migliore, più giusto. E come, inoltre, abbia imparato a comunicare, in modo ricco, efficace, divertente. I problemi restano tutti ma, diciamolo: siamo entrati nell’era della visibilità.

Carlotta e il suo fidanzato

«Incominciamo a non focalizzarci sulla patologia e a considerare le persone con disabilità, delle persone e basta, con i loro diritti», dice Tiziana Polli, presidente del Circolo Culturale Giovanile di Porta Romana, uno dei tanti in Italia che ha intrapreso un progetto (sostenuto da educatori, psicologi, sessuologi) di percorso di vita autonoma per le persone con sindrome di Down. Con lei sul palco la vicepresidente Renata Agosti e sua figlia Carlotta, una delle protagoniste (è il caso di dirlo) di questi percorsi. Il mondo della sindrome di Down sta compiendo grandi progressi che portano anche alla possibilità di convivenza e dunque a un’intimità affettiva. Renata Agosti ha messo in evidenza l’importanza dei genitori di non essere troppo protettivi, di saper fare un passo indietro per non interferire in una sfera sentimentale che può fiorire pienamente. Carlotta con la sua esuberanza ce ne ha dato un esempio contagioso. Ci ha mostrato in foto il suo fidanzato Matteo con cui vive e dorme insieme in un appartamento che condividono con una terza persona. Matteo era assente all’incontro perché «come buona parte dei maschi» era impegnato nella partita di pallone di fine settimana; ma soprattutto Carlotta ci ha ricordato una lezione universale nel campo delle relazione. Carlotta che cosa vuol dire per te vivere in coppia? «Stare bene insieme, avere rispetto dell’altro».

Le verità quotidiane dell’autismo

Un’altra ondata di verità, senza fronzoli, a volte cruda ma ricca di potenzialità, è stato il racconto dell’affettività e della sessualità nel mondo dell’autismo. Cristina Panisi,pediatra e ricercatrice su questa condizione, madre di Sara, persona autistica con la sindrome di Asperger,  ha messo in rilievo i rischi di mancanza di consapevolezza, di ingenuità sociale, anche in persone «ad alto funzionamento», che in certi campi dimostrano una capacità intellettiva superiore alla media. Un’ingenuità sociale che rende soprattutto le donne esposte a pericoli di abusi. Massimiliano De Pisapia, che organizza anche laboratori di teatro per le persone autistiche, ha testimoniato la sua sfida continua come padre di una figlia, Raffaella, che ha accompagnato nella crescita, anche sessuale. Con risvolti imprevedibili e divertenti, dovuti a un’esuberanza che può generare equivoci e qualche incidente nella relazione con gli altri. La nostra Simonetta Morelli, attenta e acuta osservatrice del mondo della disabilità, ha riportato nelle sue parole le pulsioni e la tenerezza di suo figlio Giacomo, autistico “a basso funzionamento” e ha fatto luce, abbagliante, sull’aiuto che i genitori danno nel fare esprimere il desiderio. Un argomento scabroso al quale Simonetta ha tolto subito l’alone di scandalo, riconducendolo peraltro nella sfera più ampia dell’affettività. Aggiungendo, infine: “D’altra parte non  cambiamo i pannoloni ai nostri genitori infermi?”.

Le scelte della politica

Per l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione Bilaterale per l’infanzia e l’Adolescenza tutte queste testimonianze sono state un carico di umanità travolgente che l’hanno fatta riflettere dal palco riguardo all’impegno dei politici in termini di conoscenza del mondo della disabilità. “In Italia le leggi che tutelano le persone disabili sancendone i diritti ci sono, ma il problema è che non vengono applicate”, spiega facendo tra gli altri l’esempio dello scarso numero di assunzioni nelle aziende. La sua amara constatazione è che si tagliano sempre i fondi a quelle categorie deboli, che non portano voti. Brambilla si è poi espressa chiaramente a favore di una legge che garantisca l’assistente sessuale. Tema sostenuto da una parte del mondo della disabilità mache resta controverso e scivoloso (l’obiezione più importante è che si banalizzi in una prestazione professionale e funzionale, un’esigenza molto più complessa).

A Valentina non va bene qualunque cosa

Il finale di questo ricchissimo incontro al “Tempo delle donne” è stato affidato aun’altra donna coraggiosa, Valentina Tomirotti, nata con una displasia diastrofica, che ha deciso di partecipare al progetto fotografico Boudoir Disability: foto sexy, in lingerie, presentate durante il dialogo con Daniela Monti. “Mi sono spogliata dei limiti che mi impedivano di vedermi come una donna desiderata”. Ma Valentina va oltre, con una franchezza che coglie in contropiede. «Noi ragazze disabili siamo sempre state le amiche innocue, quelle che non ti possono certo rubare il fidanzato. E invece no, non vogliamo accontentarci, non vogliamo più essere le donne a cui va bene qualunque cosa».

Così Valentina, accanto alla sensualità, all’ironia, alla libertà, ci riporta al punto centrale di questo incontro: i diritto della persona. Non serve attaccare nessun aggettivo.

Fonte: blog InVisibili (Corriere della Sera)

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