HIV

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Pensate anche voi che l’ HIV e l’AIDS siano la stessa cosa?  Sbagliato!

In realtà, l’AIDS rappresenta la fase conclamata dell’infezione causata dal virus HIV.

L’HIV colpisce particolari cellule del sistema immunitario, provocando quindi un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), che porterà di conseguenza a sviluppare una serie di infezioni.

La persona infetta, non essendo infatti più capace con il proprio sistema immunitario, di “difendersi” adeguatamente da batteri, funghi e virus, può essere colpita quindi da una serie di malattie.

Come si trasmette l’HIV?

Esistono tre diverse modalità di trasmissione:

  1. Via sessuale, cioè attraverso un rapporto sessuale non protetto con una persona infetta.

I rapporti sessuali, sia di tipo eterosessuale che omosessuale, non protetti dal preservativo, possono essere causa di trasmissione dell’infezione dell’HIV. La trasmissione avviene infatti attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue) e le mucose. La trasmissione è possibile anche se le mucose sono apparentemente integre. Ovviamente, tutte le pratiche sessuali che favoriscono lesioni delle mucose genitali possono provocare un aumento del rischio di trasmissione. Per questo motivo i rapporti anali sono a maggior rischio, perché la mucosa dell’ano è più fragile e meno protetta di quella vaginale.

Per evitare la trasmissione dell’infezione per via sessuale, ci sono due principali accorgimenti che è necessario seguire:

– Avere rapporti sessuali con un partner non infetto, in cui entrambi siano monogami, cioè che non abbiamo rapporti sessuali con altre persone.

– Utilizzare sempre il preservativo (per tutti i rapporti: vaginali, orali e anali).

L’uso corretto del preservativo protegge dal rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale ed è l’unica reale barriera per difendersi dall’HIV. Le lavande vaginali, dopo un rapporto sessuale, non eliminano la possibilità di contagio. Il coito interrotto, cioè interrompere il rapporto prima dell’eiaculazione, NON protegge dal virus. L’uso della pillola anticoncezionale, del diaframma e della spirale sono metodi utili, nella donna, solo per evitare gravidanze indesiderate, ma non hanno nessuna efficacia contro il virus dell’HIV e contro altre infezioni trasmesse sessualmente.

  1. Via ematica, cioè attraverso il passaggio di sangue da una persona infetta ad un’altra.

La trasmissione per via ematica avviene attraverso trasfusioni di sangue infetto o attraverso lo scambio di siringhe infette. Il primo tipo di trasmissione è stato praticamente eliminato grazie a un miglior controllo delle unità di sangue, a una più scrupolosa selezione dei donatori, ma anche grazie a un minor ricorso a trasfusioni inutili e ad un maggiore utilizzo dell’autotrasfusione.

Il secondo tipo di trasmissione rappresenta la principale modalità di diffusione dell’HIV nelle persone che si scambiano siringhe o altro materiale utilizzato per iniettare la droga; questo materiale può contenere piccole quantità di sangue che può essere infetto se uno dei partecipanti è HIV positivo.

Se questi due casi possono apparire distanti per alcuni di noi, non dobbiamo dimenticare che gli aghi usati o altri  strumenti taglienti possono essere veicolo di trasmissione dell’HIV. A quanti, infatti, sarà capitato di farsi un tatuaggio o un piercing, di sottoporsi ad una iniezione o ad agopuntura, o ad un manicure o pedicure? In questi casi potrebbero verificarsi delle piccole ferite e se lo strumento con il quale si sono verificate non viene buttato, ma viene invece scambiato tra più persone, il rischio di trasmissione potrebbe aumentare. E’ bene per questo pretendere sempre degli strumenti sterili monouso, cioè adoperati solo in quell’occasione, o adeguatamente sterilizzati, dal tatuatore ma anche dall’estetista.

  1. Via materno-fetale, cioè da una madre sieropositiva al proprio feto o neonato.

La trasmissione da madre a figlio (detta trasmissione verticale) può avvenire durante la gravidanza, durante il parto o con l’allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l’infezione al feto è circa del 15%. Tuttavia è possibile ridurre tale rischio al di sotto del 2% somministrando farmaci anti retrovirali. Per stabilire se è avvenuto il contagio però il bambino deve essere sottoposto a controlli ripetuti in strutture specializzate entro i primi sei mesi di vita. Per la sicurezza del neonato, tutte le coppie che intendono avere un bambino dovrebbero valutare l’opportunità di sottoporsi al test per l’HIV.

Le fasi dell’infezione

Dopo essere entrata in contatto con l’HIV, una persona diventa sieropositiva; comincia cioè a produrre anticorpi diretti in maniera specifica contro il virus. Questi anticorpi saranno rilevabili nel sangue con un semplice prelievo ematico. La sieropositività implica che l’infezione è in atto. La comparsa degli anticorpi però non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio e la positività al test HIV è detto “periodo finestra” e può durare da due settimane a un massimo di 3 mesi. Durante questo periodo, anche se la persona risulta ancora sieronegativa al test, se è in realtà infetta, è  già in grado di trasmettere l’infezione. La sicurezza quindi di un test negativo dopo una esposizione al rischio di contagio, si avrà dopo aver ripetuto il test tre mesi dopo. In seguito al contagio è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi dell’infezione solo al manifestarsi di una malattia associata all’infezione.

Le informazioni contenute in questo sito sono tratte da documenti ufficiali divulgati dalla WHO (World Health Organization – WHO – Department of Reproductive Health and Research (RHR)  e/o da altre organizzazioni nazionali ed internazionali deputate alla ricerca ed alla cura. Revisione a cura di Chiediloqui.it, anno 2016.

Le informazioni sono corrette ma non possono in alcun modo sostituire il rapporto diretto tra il professionista della salute e la persona interessata.

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