Allarme dei medici: spermatozoi in caduta libera

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È diminuita di più di 50 punti percentuali, negli ultimi 40 anni, la concentrazione degli spermatozoi negli uomini dei paesi occidentali.

L’allarme lanciato da anni nel corso dei congressi europei dell’Eshre, la società europea di embriologia e riproduzione umana, è confermato da un vasto studio guidato dall’università Ebraica di Gerusalemme. La conta totale degli spermatozoi è calata quasi del 60%. Per ottenere questi dati, i ricercatori hanno effettuato una meta-analisi, cioè una revisione dei dati provenienti da moltissimi studi condotti negli ultimi quattro decenni. I risultati odierni sono stati pubblicati su Human Reproduction Updateimportante rivista scientifica che tratta argomenti di biologia riproduttiva e di ginecologia. Ecco tutti i dati e le implicazioni dello studio.

I ricercatori hanno preso in considerazione 185 paper scientifici pubblicati dal 1973 al 2011. I dati si riferiscono a maschi che abitano in regioni occidentali ricche: Europa, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda. Dall’analisi di queste pubblicazioni si rileva una riduzione della concentrazione degli spermatozoi del 52,4% e un calo del 59,3% del numero totale degli spermatozoi. Il calo è stato registrato durante i 38 anni dello studio: in pratica, la concentrazione media degli spermatozoi misurata all’inizio del periodo preso in considerazione, ovvero nel 1973, era pari a 99 milioni per millilitro, mentre, alla fine del periodo analizzato, cioè nel 2011, è risultata circa dimezzata (pari mediamente a 47 milioni per millilitro). Inoltre, il declino non si è mai arrestato durante i 40 anni analizzati.  Questo problema di salute era già stato evidenziato in alcuni studi precedenti, di cui il primo nel 1992 e da uno studio francese del 2012, anche se, secondo gli autori del paper odierno, queste ricerche risultavano ancora controverse, a causa di limiti oggettivi nell’analisi. La meta-analisi odierna supera molte di queste limitazioni e dà uno sguardo alla panoramica dei risultati ottenuti finora.

Se il calo della conta spermatica continuasse con lo stesso tasso di riduzione, dunque seguendo l’andamento osservato, l’essere umano potrebbe estinguersi, ha dichiarato alla Bbc l’epidemiologo Hagai Levine, primo autore del paper, che si è definito molto preoccupato. Un’affermazione estrema, che apre il dibattito su un dato rilevante come quello odierno.
In base ai risultati, infatti, aumenta la percentuale di uomini la cui fertilità è assente o si assesta sotto la soglia dei valori normali. Non solo i dati internazionali, ma anche quelli italiani mettono in luce questo fenomeno. Secondo i dati della Società Italiana di Andrologia, in Italia sono ben 250 mila le coppie non fertili e in circa la metà dei casi alla base vi è l’infertilità maschile. “Questo problema è aumentato costantemente negli anni, soprattutto nei paesi occidentali – ha commentato Antonino Guglielmino, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana – un fenomeno che non si osserva, o almeno non in maniera significativa, nell’uomo asiatico”.

Il calo della concentrazione degli spermatozoi, in effetti, non si registra, o almeno non è rilevante, negli uomini dell’America del Sud, Africa ed Asia. Ma perché questo problema riguarda soprattutto l’Occidente? “Una ragione valida, prosegue l’esperto, riguarda l’aumento degli “interferenti endocrini” nell’ambiente, ovvero delle sostanze chimiche, fra cui pesticidi, che agiscono sul sistema ormonale, sia durante la vita che in fase prenatale”. E questa interferenza, spiega Guglielmino, può contribuire a problemi futuri nella salute riproduttiva dell’individuo, soprattutto maschio, mentre nelle donne potrebbe essere associata ad altre problematiche ginecologiche. Sotto i riflettori, secondo gli esperti, vi sono anche abitudini non salutari e altri fattori ambientali comuni nello stile di vita occidentale, come il fumo, l’obesità e lo stress, le malattie sessualmente trasmesse.

Fonte: Repubblica.it

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