Dall’altra parte della breve classifica si piazza invece YouTube che, mentre non creerebbe problemi sotto l’aspetto emotivo, di consapevolezza di se e della costruzione di una comunità, non sarebbe invece il massimo per il sonno.
“È interessante notare che Instagram e Snapchat, i peggiori in classifica per il benessere e la salute, siano entrambe piattaforme che ruotano intorno all’immagine e sembra che possano condurre a sentimenti di inadeguatezza e ansia fra i più giovani” ha spiegato Shirley Cramer, amministratrice delegata della Royal Society.
Per l’ente britannico Twitter, Facebook e Snapchat si piazzano rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto dietro YouTube, ma esclusa quest’ultima tutte e tre sfoggiano effetti simili a Instagram. Insomma, c’è poco da rallegrarsi. Secondo l’istituzione guidata da Cramer è ormai necessario educare all’uso dei social network nel corso delle lezioni scolastiche e, di più, i social dovrebbero impegnarsi a segnalare le immagini manipolate (quelle, per esempio, che offrono modelli di bellezza palesemente sofisticati con software e applicazioni) per mettere sull’allerta gli utenti più influenzabili. Anche perché spesso a questo tema se ne salda un altro, quello delle celebrità che fanno pubblicità ai prodotti senza dichiararlo esplicitamente con l’hashtag #ad (la Federal Trade Commission statunitense e la Competition and Markets Authority britannica hanno più volte richiamato per questo decine di vip e influencer).
“Mantenere Instagram un posto sicuro, dove le persone si sentono a proprio agio nell’esprimere se stesse, è la nostra massima priorità, specialmente quando si parla di giovani – ha spiegato Michelle Napchan, capa delle policy dell’app per Europa, Nord Africa e Medio Oriente – ogni giorno persone da ogni parte del mondo usano Instagram per condividere le loro problematiche mentali e ottengono supporto dalla comunità. Vogliamo che chi ha questi problemi possa avere accesso al supporto sulla piattaforma quando ne ha bisogno. Per questo lavoriamo con gli esperti per mettere a punto gli strumenti e le informazioni più adatte”.
Di indagini sugli effetti dei social network, in particolare sui più giovani, ne fioccano in continuazione. L’ultima, realizzata dall’università del Galles del Sud su 340 utenti, ha perfino spiegato che raccogliere molti ‘Mi piace’ su Facebook non fornisce alcun effetto in termini di autostima e benessere, specialmente in chi ha già certi problemi.
Insomma, come se fosse un circolo vizioso: quando otteniamo i ‘Like’ che fortemente desideriamo non ci sentiamo affatto meglio né facciamo passi avanti. Anzi, sembrerebbe verificato il contrario: più dipendiamo dai clic altrui più abbiamo scarsa fiducia in noi stessi.