Cyberbullismo: cosa c’è di nuovo?

0

Intro

Il cyberbullismo è “l’uso delle nuove tecnologie per minacciare, intimidire, mettere a disagio ed escludere  altre persone spesso percepite come più deboli. In tale fenomeno, le prepotenze (attuate in modo intenzionale e ripetuto) hanno la capacità di propagarsi all’istante, con un’assenza di limiti spazio-temporali. Il termine definisce un comportamento intenzionale e ripetuto nel tempo”. (Dossier Cyberbullismo, Telefono Azzurro, 2016)

Nonostante si parli di cyberbullismo da più di dieci anni (è intorno al 2005 che il fenomeno emerge e comincia ad essere studiato), il tema continua ad occupare un posto di rilievo nell’agenda pubblica ed è costantemente oggetto di discussioni e confronti sui media tradizionali e sociali. Il 18 giugno scorso è, inoltre, entrata in vigore una legge specifica che inserisce il cyber bullismo in una precisa cornice giuridica.

La società attuale che ci vede “always connected” rende, in modo particolare le fasce più giovani della popolazione, maggiormente vulnerabili ai cosiddetti pericoli della rete. E’ proprio l’utilizzo massiccio degli smartphone e dei dispositivi mobili da parte dei ragazzi che ha suggerito di sperimentare modalità “social” di contrasto al fenomeno del cyberbullismo. Le cosiddette app scaricabili sui dispositivi ne sono un esempio significativo.

Qualche dato

A Febbraio 2017, in occasione del Safer Internet Day, l’azienda Microsoft presenta lo studio Microsoft Digital Civility Index, che analizza le attitudini e le percezioni rispetto all’utilizzo e alla sicurezza degli ambienti digitali, sia degli adolescenti (13-17), sia degli adulti (18-74), in quattordici Paesi.

Dalla ricerca emergono alcuni dati allarmanti:

– il 65% degli intervistati è stato vittima di almeno uno dei principali pericoli della rete: nello specifico, di contatti indesiderati (43%) e molestie (41%). Più della metà (51%) ha incontrato di persona l’autore della minaccia, ma la percentuale sale al 58% se si considerano le fasce d’età più giovani.

– il 50% si dichiara molto preoccupato circa la propria vita “online”

– un dato significativo è rappresentato dal 62% degli intervistati che dichiara di non sapere dove trovare aiuto quando si imbatte in un rischio online.

La nuova legge e il ruolo del Garante Privacy

Fino all’entrata in vigore della legge n. 71 del 29 maggio 2017 il cyberbullismo da un lato era perseguibile con i  comuni strumenti  giuridici del codice penale contro la diffamazione, le ingiurie, ecc ecc, dall’altro era oggetto dell’attenzione del Garante  per la protezione dei dati personali che, nel 2014, pubblicava la prima guida per l’uso consapevole dei social media, analizzando il fatto che la  violazione di diritti altrui potesse essere addirittura non percepita dagli attori, specialmente dai giovani, cosiddetti “nativi digitali”. (Guida social privacy-2014)

Da quel momento il Garante ha dedicato attenzione particolare ai temi  dell’educazione alla privacy, con speciale riguardo al mondo dei giovani e dei nuovi media, ma anche con attenzione agli adulti, genitori e educatori, che  spesso “ne sanno meno dei loro figli adolescenti”. Segnaliamo, in particolare, due opuscoli del 2016: APProva di privacy e La scuola a prova di privacy.

Un  organismo  di rilievo dedicato  a questi temi è inoltre la Polizia Postale, che si occupa  specificamente di reati sul web, (stalking, pedopornografia, cyberbullismo); oltre all’indagine e repressione dei reati, la Polizia Postale, da  oltre quattro anni  propone azioni di educazione rivolte alle scuole e ai giovani sotto il titolo “Una vita da social”. A dicembre 2016, “Una Vita da Social”, è stata selezionata dalla Commissione europea tra le migliori pratiche a livello europeo. (vedi la notizia) .

Finalmente, con l’entrata in vigore della legge n. 71/2017Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo” (in vigore dal 19 giugno 2017) disponiamo di una cornice giuridica completa per affrontare il problema del cyberbullismo. (vai al testo di legge)

Per prima cosa si definisce il reato: è cyberbullismo  “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identita’, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonche’ la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o piu’ componenti della famiglia del minore il  cui  scopo intenzionale e predominante sia quello di  isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.”

La legge prevede, quindi, un’azione diretta sui gestori dei siti per far cessare il danno, con la possibilità che il minore ultraquattordicenne agisca direttamente: “Ciascun minore ultraquattordicenne, nonche’ ciascun genitore o esercente la responsabilita’ del minore (…)puo’ inoltrare (…)un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore…” E il gestore deve provvedere entro 48 ore. E’ chiaro che l’oscuramento non risolve alla radice il problema;  per questo la legge abbia ben tre articoli (su 7) dedicati alle azioni di prevenzione e educazione: si prevede la costituzione di un “tavolo tecnico” ampio, con rappresentanti di vari Ministeri (Interno, istruzione, giustizia,  salute e altri) e delle regioni, delle Autorità garanti per le comunicazioni, per l’infanzia el’adolescenza, per la  privacy, nonché di associazioni per la protezione dei minori e anche  componenti in rappresentanza dei social network, delle associazioni studentesche e dei genitori. Il tavolo tecnico  deve predisporre un piano di azioni e  definire un codice di coregolamentazione  a  cui  devono attenersi gli operatori che forniscono servizi di social networking e gli operatori della rete internet.

Si prevedono azioni di’informazione sul fenomeno rivolte alla cittadinanza, coinvolgendo primariamente i servizi socio-educativi del territorio in sinergia con le scuole, campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione  sul fenomeno attraverso i principali media, ecc.

In ambito scolastico si prevedono azioni sia a livello centrale che di singolo istituto, un piano di azione da realizzare con la collaborazione della Polizia  postale, di cui si riconosce il ruolo e l’esperienza, degli  Enti Locali e delle associazioni del territorio. In ogni scuola sarà individuato un referente per la  prevenzione e il contrasto  del  cyberbullismo e si  promuoveranno bandi per progetti specifici. I dirigenti scolastici dovranno informare tempestivamente e convocare famiglie e ragazzi che mettano in atto le azioni di cyberbullismo.

L’ultimo articolo della legge è dedicato all’ammonimento del minore che compie atti di cyberbullismo a danno di un altro minore:  un’azione, prevista per la prima volta dalla legge n. 38/2009 (legge antistalking) che viene condotta prima di una eventuale denuncia o querela in assenza di un reato perseguibile d’ufficio. Il Questore convoca il minore, unitamente ad almeno un genitore o ad altra persona esercente  la responsabilita’ genitoriale e formalmente lo  ammonisce sulla sua condotta illecita. Se gli atti di cyberbullismo proseguono, l’ammonimento costituisce un’aggravante e si determina la perseguibilità d’ufficio del fatto.  (gli effetti dell’ammonimento durano fino alla maggior età).

E’ quindi una legge che mette al centro l’educazione: per i bulli, per le  potenziali vittime e anche per gli adulti che spesso si affiancano e non sono in condizioni culturali di far fronte al fenomeno o nemmeno ne sono a conoscenza.

 

Le app: uno strumento di comunicazione e prevenzione del cyberbullismo

Negli ultimi anni è stato indagato e sperimentato l’utilizzo delle applicazioni per dispositivi mobili per raggiungere obiettivi di prevenzione e promozione della salute.

Nonostante le evidenze di efficacia in letteratura siano ancora esigue, questi software sono ritenuti una strategia di comunicazione per la salute con forti potenzialità, tanto che anche il programma Salute 2020 dell’Oms suggerisce agli operatori di salute pubblica l’utilizzo delle tecnologie mobile, riconoscendole un efficace supporto per gli interventi di prevenzione e promozione della salute e per la riduzione delle diseguaglianze.

Anche il cyberbullismo si è ritagliato un suo spazio nell’ampio universo delle app, con prodotti rivolti sia agli adulti (strumenti che permettono ad esempio, il monitoraggio delle modalità di utilizzo degli smartphone da parte dei ragazzi), sia ai ragazzi stessi (strumenti che facilitano la riflessione sui comportamenti aggressivi,  applicazioni che permettono la segnalazione e la possibilità di denuncia delle azioni di bullismo, ecc).

Segnaliamo qui di seguito alcuni esempi di applicazioni per dispositivi mobili per il contrasto al cyberbullismo.

Rethink (http://www.rethinkwords.com/)

La quindicenne dell’Illinois Trisha Prabhu, ha inventato ReThink – un software vincitore di diversi premi internazionali e riconosciuto come strumento efficace di prevenzione del cyber bullismo. Il software riconosce testualmente messaggi potenzialmente a rischio e invia all’autore degli stessi un alert per avvisarlo sull’effetto devastante che potrebbe avere la sua comunicazione sul destinatario.

L’idea è quella di suggerire all’autore del messaggio di “ripensarci” appunto, come se ci fosse qualcuno che lì vicino ti dicesse “Stai per offendere qualcuno, sei sicuro di volerlo fare?”

Secondo le stime di Trisha, un’altissima percentuale di adolescenti – il 93 per cento – se messa di fronte alle proprie responsabilità e alle ipotetiche conseguenze delle sue azioni si ferma e cambia idea: “Di fatto, quando legge il messaggino di ReThink cancella e riscrive, abbassando i toni”. “Viviamo in un mondo sempre connesso e certe volte dobbiamo rallentare per pensare a quello che stiamo facendo”- sostiene l’ideatrice dello strumento.

StopIT

E’ un’applicazione per smartphone che si propone di facilitare la segnalazione di abusi, mettendo nelle mani degli studenti uno strumento rapido per catturare screenshot dei comportamenti dannosi online (foto e messaggi) e inviarli a un gruppo selezionato di adulti di fiducia individuati dagli stessi ragazzi per confrontarsi e chiedere aiuto.

DeleteCyberbullying

Realizzata dalla Coface, la Confederazione delle organizzazioni familiari nell’Unione Europea a cui l’Associazione italiana genitori (Age) aderisce, con il sostegno finanziario del programma europeo Daphne.

Un quiz interattivo verifica la conoscenza che ragazzi, genitori e insegnanti hanno del cyberbullismo e di internet, rispondendo in questo modo alle loro domande sul fenomeno, con la possibilità di condividere il proprio punteggio su Facebook. L’applicazione, inoltre, consente agli adolescenti un quiz di auto-diagnosi  di che reindirizza le vittime di cyberbullismo alla helpline di assistenza, dove possono contattare direttamente esperti per una consulenza specifica. Infine, un pulsante visualizza in tempo reale le informazioni necessarie per accedere per accedere all’assistenza diretta.

L’app include anche un video in inglese di sensibilizzazione sul cyberbullismo e un sondaggio che aiuta i docenti a comprendere meglio le loro aspettative e la loro esperienza con episodi di cyberbullismo; un manuale dell’insegnante fornisce del materiale didattico per lezioni sul fenomeno.

SillyBully

L’applicazione verrà lanciata nei prossimi mesi da TIM ed è pensata con l’obiettivo di mettere a disposizione delle scuole e degli studenti uno strumento tecnologicamente avanzato per contrastare il fenomeno del cyberbullismo. Sviluppata in collaborazione con il partner NetGroup, è stata presentata a Lecce nel corso del seminario “Ora tocca a te! Il Cyberbullismo tra libertà di espressione, limiti legali e coscienza civica”, patrocinato dal Comune di Lecce e dall’Università del Salento ed organizzato dal Liceo Classico e Musicale “Giuseppe Palmieri”.

Il software oltre a permettere alle scuole di intraprendere una campagna preventiva attraverso notifiche agli alunni e alle loro famiglie, rende disponibile la funzione “SOS” per far partire automaticamente una registrazione video nel momento in cui si verifica l’atto prevaricatore. Il video verrà poi condiviso con la scuola, sempre mantenendo l’anonimato, con l’obiettivo di trasmettere in diretta episodi di bullismo e coglierne in flagranza l’autore.

SillyBully è caratterizzata da un’applicazione web based, che consente la gestione centralizzata delle informazioni e dei servizi erogati, oltre al monitoraggio dell’intero sistema, e da una seconda componente Client, rappresentata dall’App Mobile per accedere alle funzionalità e ai servizi erogati in mobilità attraverso il proprio smartphone. In particolare, l’applicazione mobile è totalmente integrata con lo smartphone grazie all’utilizzo di specifici sistemi, come GPS, notifiche push e fotocamera, per geolocalizzare l’evento di bullismo, consentendo così di individuare in tempo reale il luogo dove sta avvenendo l’episodio di bullismo al fine di poter intervenire, dove possibile, immediatamente.

Fonte: DORS – Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute

 

Condividi