Prevenire le malattie veneree: difficile se i giovani non sanno cosa siano

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Gli adolescenti italiani hanno fortissime lacune su tutti quello che riguarda le malattie veneree (MST), fatta eccezione forse per l’AIDS. Le più comuni malattie sessualmente trasmissibili sono conosciute da una ristretta minoranza fatta eccezione per il Papilloma Virus conosciuto dal 61% delle ragazze e dal 53% dei ragazzi. La candida è nota solo al 45% mentre i conditomi dall’11%. Questo quanto emerso da una indagine realizzata dall’Associazione laboratorio adolescenza e dall’Istituto di Ricerca Iard tra il 2017 e il 2018 su un campione nazionale di 2890 studenti delle scuole medie superiori. Uno studio avviato dal sociologo Carlo Buzzi, ordinario di Sociologia dell’Università di Trento e referente del Laboratorio Adolescenza, in collaborazione con SIMA e di Dracma Educational.

A preoccupare maggiormente i dati sulla prevenzione: anche se il 94% sa benissimo che il preservativo sia una efficace protezione dalle MST (Anche se pochi sanno che non sia una copertura totale ad esempio per il papilloma) il 58% pensa che la stessa validità la abbiano anche gli altri contraccettivi (come la pillola). Senza contare l’85% che pensa che basti una accurata igiene dopo i rapporti per preservarsi da contagi o che prevenzione sia semplicemente fare le analisi del sangue di controllo.

Buono vedere però che il 65% di loro si rende conto di avere forti lacune in merito e di volere maggiori informazioni. A dirsi meno informate sono le ragazze rispetto ai ragazzi (72% contro il 56%) anche se la realtà dei fatti vede proprio il sesso maschile ad avere lacune molto più gravi. Il sapere, secondo loro gli dovrebbe arrivare proprio dalla scuola come conferma al’82% degli intervistati anche perché secondo il 73% parlarne in casa è molto difficile. Ma non si può lasciare la scuola in balia di argomentazioni del genere anche considerando che spesso sono proprio le famiglie a porre dei blocchi sulla gestione dell’argomento. La giusta soluzione sarebbe quella di affidare la gestione dell’argomento al medico, se non fosse però che raramente i giovani vi si recano. Il rischio? Quello di cadere in balia della grande Rete e delle informazioni veicolate da Internet.

 

 

 

 

 

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