L’Italia è il Paese con il più alto numero di adolescenti fumatori

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Ieri, 20/09/2016, è stato presentato presso l’Agenzia Europea per il monitoraggio del fenomeno droga (Emcdda), lo studio sui dati Espad condotto in Italia dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr).

La rilevazione dati dimostra che la percentuale di fumatori quotidiani e’ diminuita dal 21% al 12% e, tra questi, coloro che hanno iniziato prima dei 13 anni e’ scesa dal 10% al 4%. Il 46% degli intervistati ha dichiarato di aver provato a fumare almeno una volta nella vita, mentre meno di un quarto si dichiara fumatore abituale. Nonostante in molti Paesi ci siano rigide normative sull’accesso al tabacco per gli adolescenti, oltre il 60% dei ragazzi ha riferito di poterlo reperire facilmente. In Italia,  il 58% degli studenti ha sperimentato l’uso del tabacco, nel 1995 la percentuale si attestava intorno al 64. Il 37% dichiara di aver fumato nell’ultimo mese, un dato molto più alto rispetto alla media dei coetanei europei e stabile nel tempo, a differenza degli altri paesi dove si sono riscontrate forti diminuzioni. Purtroppo per quanto riguarda gli studenti che fumano quotidianamente, gli italiani rimangono stabili nel corso degli ultimi 20 anni al 21 per cento, a un livello piu’ elevato della media comunitaria. L’uso di alcol, come per il tabacco, resta a livelli elevati. Tra gli adolescenti europei il consumo sporadico e’ diminuito dall’89%  all’80% e l’uso abituale dal 56% al 48%, con un’importante diminuzione dopo il picco registrato nel 2003. La percentuale di “binge drinking” (5 o piu’ bevute in una singola occasione) resta agli stessi livelli di 20 anni prima: il 35% ha riferito di aver praticato “binge drinking” nell’ultimo mese. Oltre tre quarti degli intervistati (78%) dichiarano di non aver difficoltà nel reperire alcolici. In Italia, per quanto riguarda l’uso di alcolici negli adolescenti la percentuale è in diminuzione sia rispetto al picco del 2007 (90%), sia rispetto al 1995 (88%). Il consumo abituale riguarda iinvece il 57%, facendo registrare la prima diminuzione dal 2003 (63%). Non si evidenziano differenze per il “binge drinking” (34%).

 

Fonte: OKMEDICINA.IT 

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