Michaëla Liuccio
Health Warnings sugli alcolici in Irlanda
Il Ministro della Salute dell’Irlanda, Stephen Donnelly, ha recentemente firmato una legge che renderà obbligatoria l’indicazione sulle etichette degli alcolici di varie informazioni sulla salute, dalle calorie al rischio di sviluppare tumori e altre malattie.
I produttori di alcolici avranno tre anni per mettersi in regola, modificando le etichette dei loro prodotti.
La nuova legge è la prima di questo genere a richiedere indicazioni così dettagliate e avvisi sulla salute, come avviene già da tempo per le sigarette.
I gruppi di interesse si sono opposti alla nuova legge sostenendo che non ci fossero elementi per sostenere che il consumo di vino e altri alcolici faccia aumentare il rischio di ammalarsi di cancro.
In realtà la questione è stata studiata per decenni e – sulla base delle numerose ricerche scientifiche svolte – l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) delle Nazioni Unite ha inserito le bevande alcoliche nel “Gruppo 1” delle sostanze cancerogene (ovvero sostanze per le quali ci sono dati sufficienti e solidi per dimostrare che fanno aumentare inequivocabilmente il rischio dell’insorgenza di un tumore).
In Italia, la Fondazione Umberto Veronesi, da sempre impegnata per una corretta informazione in tema di prevenzione oncologica, ha sottolineato che non esiste un consumo di alcol privo di rischi per la salute https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/oncologia/alcol-e-tumori-la-prevenzione-non-puo-essere-annacquata
Health Warnings: pro e contro
Sebbene l’alcol possa avere vari effetti negativi sulla salute, la consapevolezza dei rischi derivanti dal consumo di alcol rimane relativamente bassa.
L’OMS parla da tempo della possibilità di introdurre etichette che mettano meglio in evidenza i rischi per la salute legati al consumo di determinate sostanze, tra cui l’alcol, per aumentare la consapevolezza e garantire che i consumatori prendano decisioni informate.
Le attuali pratiche di etichettatura sulle bevande alcoliche in tutti i paesi non sono standardizzate come lo sono per medicinali, prodotti alimentari e le bevande analcoliche, e studi sperimentali indicano che le etichette di avvertenza possono influire sull’intenzione di ridurre il consumo https://www.who.int/publications/i/item/9789240044449
Le health warnings possono essere un approccio per frenare il consumo di alcol, tuttavia vanno implementate e valutate per garantirne l’efficacia.
L’effetto è ottimizzato solo quando rafforzato da altre politiche che frenano il consumo di alcol, coinvolgendo i professionisti che lavorano nella sanità pubblica, i responsabili politici, le associazioni dei consumatori e i mass media.
Le misure più estreme, come quelle irlandesi, sono più o meno efficaci? E’ giusto tenere conto anche degli interessi economici? In che misura invocare il consumo responsabile può essere una strategia corretta e sufficiente?
Per promuovere attività salutari e prevenire da comportamenti rischiosi le modalità di intervento possono essere autoritarie o negoziate.
Si può distinguere tra interventi top-down, che utilizzano tecniche di persuasione piuttosto autoritarie e pertanto sempre meno efficaci per un pubblico più informato e consapevole; o interventi top- down, ovvero azioni legislative per la salute, come per esempio il divieto di fumo nei locali; oppure interventi di counselling personale per la salute, la cui efficacia nel tradursi in cambiamenti di stili di vita è connessa alla predisposizione e alla volontà del singolo individuo; o infine interventi bottom up, che prevedono azioni collettive e di coinvolgimento attivo della popolazione al fine di ridurre i comportamenti a rischio.
Di certo, i cambiamenti dei comportamenti e dei consumi che impattano sulla salute degli individui sono un percorso complesso e di difficile prevedibilità e interpretazione.
Vanno considerate numerose variabili:ciò che un individuo fa interagisce con ciò che pensa,come definisce e considera la realtà, quali sono le sue convinzioni ma anche le sue percezioni, i valori e i ricordi (Liuccio, Giorgino, 2019).
Il consumo responsabile: realtà o illusione?
Le campagne per la salute, o public service advertisements (PSA), sono definibili come “lo sforzo sistematico di cambiare il comportamento rispetto alla salute (o le attitudini e le credenze su condizioni contestuali che mediano il comportamento) di una popolazione di riferimento, quando è a rischio di incorrere in problemi o malattie” (Wright et al., 2008).
Alcuni studiosi (Fattori, Vanoli, Boni 2013) hanno sottolineato che queste campagne nascano spesso nella logica di una cospiracy of passive failure (congiura di un fallimento passivo), invocando il ricorso al marketing sociale, ovvero un advocacy appeal attraverso cui enti, associazioni e lobby incentivano la diffusione di una nuova wellthiness (Cattaneo, 2009), comprendendo diritti, doveri, responsabilità individuali e pubbliche.
Il social marketing si può materializzare anche in una “contro pubblicità”, counter-ad, al fine di controbilanciare il potere delle campagne commerciali di prodotti o servizi ritenuti dannosi per la salute, sebbene spesso ad avere la meglio sono i gruppi commerciali, sempre più in linea con le strategie di CSR (Corporate Social Responsability).
Il rapporto tra marketing e salute cavalca troppo facilmente le sensibilità dei consumatori contemporanei, sempre più esigenti, competenti, alla ricerca del benessere, proattivi nella gestione della propria esistenza. Il confini tra l’healthism, la welthiness , l’health washing e l’health warnings diventano sempre più labili e di difficile interpretazione, utili solo a soddisfare o illudere pulsioni, desideri, bisogni, speranze e timori dell’uomo postmoderno.
Riferimenti
Cattaneo A., Wellthiness. Alle radici del benessere-salute-felicità: fenomenologie, modelli e comunicazione di un paradigma emergente, Arcipelago, Milano, 2009
Fattori G., Vanoli M., Boni M., “Social Marketing & Health Promotion: designing a public health model”, World Social Marketing Conference, Toronto 2013
Liuccio M., Giorgino F., La sanità medi@ta, Mondadori Università, Milano 2019
Wright K.B. et al., Health communication in the 21 century, Blackwell Publishing, MA., 2008