Il Coronavirus: la paura del virus e il virus della paura

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di Michaëla Liuccio

Il Coronavirus  non è solo un evento biomedico ma è un evento umano, che risveglia passioni e paure solo apparentemente sopite. Nel pensiero si confondono la peste di Tucidide e del Manzoni, le reazioni goliardiche del Boccaccio, il Contagion di Soderbergh, i medici-eroi, i no vax, i sospetti di vecchie e nuove guerre biologiche. Sullo sfondo una grigia Wuhan deserta, sospesa nella fredda solitudine dell’isolamento.

Le stesse fake news nascono per esorcizzare o, in alcun casi, strumentalizzare la paura. Del resto, le emozioni di un’epoca non sono altro che la risposta dei cittadini alla società che si vive. Perché dunque abbiamo paura del Coronavirus?

I virus sono come uno tsunami, ignorano le frontiere politiche tracciate dagli uomini e si prendono gioco della geografia medica. I virus sfuggono al controllo, basta che modifichino una parte della propria struttura molecolare o che passino da specie a specie. Le infezioni virali sono in controtendenza rispetto al quadro prevalente della “transizione epidemiologica” verso le patologie cronico-degenerative. Nell’immaginario collettivo i virus sono “mali misteriosi”, sconosciuti, difficili da individuare, isolare, fermare, anticipare, e, sull’onda di reminiscenze medievali, possono diventare feroci sanzioni. Nemici numero uno della salute pubblica, i virus chiamano in prima linea le istituzioni per difendere soprattutto la società dei sani, ricorrendo anche a quarantene.

L’allerta è alta. Solo negli ultimi anni è stato un susseguirsi di pandemie o presunte tali: la SARS (2003), l’aviaria (2005), l’H1N1 (2009), la più recente Ebola. Le armi a disposizione sono: i vaccini e la prevenzione. I vaccini coinvolgono gli esperti/ i ricercatori, la prevenzione coinvolge attivamente tutti i singoli cittadini. Di fronte al nuovo Coronavirus , siamo sotto l’attacco di un virus ancora poco conosciuto, per cui non esiste un vaccino e siamo responsabili per noi, e per chi ci sta più a cuore, nel seguire le giuste regole preventive.

Parallelamente però si è indeboliti dalla perdita di fiducia nelle istituzioni, nei saperi esperti della scienza e della medicina, si temono gli interessi delle aziende farmaceutiche ed si è perso ogni punto di riferimento valoriale, ogni ancoraggio politico o religioso che sia. Si affonda nei “bias cognitivi” delle nostre incerte sicurezze, si evita ogni forma di dissonanza, mentre i social  rimandano immagini dai contorni sempre più sfumati di una realtà sfuggente che si vorrebbe più tangibile. E si è anche minati dall’ ”infodemia” o diluvio informativo, nuove forme di epidemie mediatiche che trasmettono velocemente abitudini e comportamenti anche sbagliati e notizie infondate. Non sono solo i virus a trasmettersi da individuo a individuo, ma anche le idee e le conseguenti azioni che a volte possono avere effetti sulla salute anche più dannosi dei virus stessi.

Eppure la biomedicina e l’immunologia ci rimandano un quadro progressivo in costante ascesa. Solo dopo due giorni i ricercatori dello Spallanzani di Roma hanno isolato il Coronavirus e lo stanno studiando. E’ importante non confondere mai i confini tra la paura del virus e il virus della paura, perché così si annebbia il potere delle armi conoscitive della scienza, l’unica difesa che abbiamo a disposizione. 

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