Stop allo stigma sociale del peso e dell’obesità: Obesity Day 2018

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Disapprovazione sociale e le discriminazioni a danno di persone con obesità. Questo è quanto si sta cercando di annientare con l’edizione 2018 della campagna nazionale di sensibilizzazione promossa da ADI. Il Manifesto è stato presentato a Roma dall’Italian Obesity Network (IO- NET) e sottoscritto da dieci tra società scientifiche e Associazioni pazienti attive nel campo dell’Obesità e nutrizione.

“Le convenzioni sociali e le rappresentazioni mediatiche dell’obesità rafforzano stereotipi della patologia che alimentano lo stigma del peso e della persona. È fondamentale che i media, le istituzioni, l’opinione pubblica e gli stessi operatori sanitari adeguino il linguaggio e le immagini utilizzati sull’obesità e che ritraggano essa in modo corretto e accurato, trattandola per quello che è una malattia e non un problema estetico”. Così dà voce l’Obesity Day 2018, la campagna nazionale per la sensibilizzazione e la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso promossa tutti gli anni il 10 ottobre dall’ADI, Associazione italiana di Dietetica e nutrizione clinica per tramite della sua Fondazione e presentata questa mattina a Roma in contemporanea con la firma del Manifesto dell’Italian Obesity Network, documento voluto e sostenuto da dieci società scientifiche del settore per porre all’attenzione delle istituzioni le azioni da intraprendere per affrontare la patologia e combattere lo stigma sociale dell’obesità.

In Italia è sovrappeso oltre 1 persona su 3 (36%, con preponderanza maschile: 45,5% rispetto al 26,8% nelle donne), obesa 1 su 10 (10%), diabetica più di 1 su 20 (5,5%) e oltre il 66,4% delle persone con diabete di tipo 2 è anche sovrappeso o obeso.

“L’obesità è una patologia epidemica da affrontare in maniera integrata – dichiaraGiuseppe Fatati, presidente Fondazione ADI e IONet – Gli interventi di prevenzione, fin’ora adottati, si sono dimostrati inefficaci perché basati sul paradigma della responsabilità personale, ovvero il soggetto ingrassa perché non rispetta le regole. Al contrario l’obesità è una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. Da qui la volontà di unirsi in maniera sinergica al monito lanciato dalla campagna mondiale del World Obesity Day che dice stop allo stigma del peso, alla colpevolizzazione, al bullismo e alle discriminazioni sociali.”

Voluto dall’Italian Obesity Network e sottoscritto dalle società Amici Obesi Onlus, ADI, Milano Obesity Declaration, SIEDP, SIMG, IBDO Foundation, FO.RI.SIE, SIO, IWA il Manifesto individua quattro azioni urgenti per contrastare lo stigma e tracciare una road map di

dieci punti su cosa e come intervenire per affrontare la patologia in maniera integrata.Il documento verrà consegnato nelle prossime settimane all’attenzione delle commissioni ministeriali, regionali e alle aziende ospedaliere di tutto il territorio nazionale.

Le quattro azioni per ridurre lo stigma nei confronti delle persone con obesità:

1. Abbandonare l’uso di immagini negative e linguaggi inappropriati. Utilizzare il termine persone con obesità e non persone obese – evitare gli stereotipi e tenere il focus sulla gravità della malattia soprattutto nelle immagini a scopo informativo e divulgativo.

2. Combattere le discriminazioni sui luoghi di lavoro e il bullismo nelle scuole.

Implementare politiche e campagne di informazione che proteggano i dipendenti

e gli studenti, con rispetto per la persona indipendentemente dal peso.

3. Attuare politiche governative a favore di una migliore disponibilità e accesso a cibo nutriente riducendo la commercializzazione di opzioni meno sane. Introdurre protocolli di pianificazione che migliorino gli ambienti urbani, assicurino la pedonabilità e l’uso di spazi verdi e favoriscano più attività motoria . Garantire il pieno accesso alle cure e ai trattamenti medici.

4. Instaurare una relazione positiva, realistica e solidale tra medico e paziente. Migliorare l’efficacia delle cure anche attraverso l’uso di un linguaggio appropriato come “alto BMI” e “peso” preferibili a parole come “obeso” e “sovrappeso”. Anteporre la malattia al paziente, usando espressioni come “hai l’obesità” al posto di “sei obeso”.

 

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