ALIMENTI BIOLOGICI: SI O NO?

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Di Isabella Esposito, iscritta al Cds in Comunicazione Scientifica Biomedica, Sapienza, Roma

Sempre più italiani scelgono di portare in tavola prodotti biologici.    

Infatti, il mercato dell’alimentazione biologica è in costante crescita. Un ultimo interessante dato raccolto da Nomisma (Società di consulenza strategica e aziendale) riguarda il numero di famiglie che effettivamente scelgono l’acquisto biologico, e le cifre sono decisamente significative.   Attualmente, le vendite di biologico sul mercato italiano superano i 4,3 miliardi di euro. Conferma questo dato il progressivo incremento delle famiglie acquirenti: l’88% ha infatti avuto almeno un’occasione di acquisto di un prodotto bio nel 2020. Una decisione di questo tipo viene assunta di norma per due ragioni: per proteggere l’ambiente e perché spinti dal desiderio di migliorare la dieta[1].

Ma cosa vuol dire “biologico”?

Per biologico si intende qualsiasi prodotto, di origine vegetale o animale, ottenuto mediante un processo che prevede la totale assenza di elementi esterni a quelli che la natura mette a disposizione. In particolare, nella produzione di cibo biologico, non sono utilizzati prodotti chimici di sintesi e organismi modificati come pesticidi e OGM.

Biologico versus Tradizionale

L’impatto sulla salute del cibo biologico non sembra discostarsi molto da quello tradizionale, in quanto rigorosamente controllato. Né tanto meno il consumo aiuta nella prevenzione di malattie croniche o tumori.

Un gruppo di ricercatori della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha confrontato prodotti biologici con quelli tradizionali, delineando le eventuali differenze sul piano nutrizionale esaminando le etichette di circa 600 prodotti alimentari (biologici e non).               

I prodotti trattati sono stati:

  • pasta, pane, riso e altri cereali;
  • latticini, quindi latte, burro, formaggi e yogurt;
  • bevande vegetali, come quelle a base di soia, avena, riso e mandorla;
  • pane, crackers, biscotti;
  • frutta e verdura;
  • legumi;
  • olii vegetali come l’olio extravergine di oliva e quello di semi;
  • tè e succhi di frutta;
  • marmellate, miele e creme spalmabili.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nutrients[2] . L’analisi si è conclusa delineando poche e trascurabili differenze, in particolare nella pasta, riso, cereali, marmellate, creme e miele. Pasta, riso e cereali biologici assicuravano un apporto proteico ed energetico inferiore, quindi meno calorie, ma avevano più grassi saturi. Marmellate, creme e miele avevano invece un contenuto inferiore di zuccheri semplici e carboidrati complessi, ma avevano più proteine. “In tutti i casi, affermano i ricercatori del gruppo SINU, si è trattato di oscillazioni contenute, che confermano l’impossibilità di considerare una delle due categorie superiori all’altra.”

Uno sguardo al futuro: Come si evolverà il mercato bio?

È stato proposto alle imprese bio di immaginare quali cambiamenti prevedono nella seconda parte del 2021, quindi a seguito dell’emergenza sanitaria causata da    Covid-19; e tra i dati più significativi c’è proprio la proiezione delle vendite sul mercato estero (per l’85% delle imprese), l’aumento delle vendite online (per il 66%) e nella ristorazione (61%), oltre che un potenziamento della presenza social (77%) (Nomisma, 2020).

In conclusione, mangiare biologico è una scelta individuale, fa parte di uno stile di vita corretto, ma sicuramente in termini di prevenzione ci sono molti altri accorgimenti ben più efficaci. Sebbene gli scienziati stimino che quasi un terzo dei tumori possano essere prevenuti attraverso la dieta, le principali responsabilità non sarebbero da ricondurre ai pesticidi, sostanze chimiche in minoranza negli alimenti biologici. In generale, comunque, i prodotti alimentari italiani, anche non bio, sono i più controllati d’Europa per quanto riguarda l’uso di sostanze chimiche. Gli additivi e gli eventuali residui chimici non superano, se non molto raramente, i limiti di legge, quindi, non superando la dose giornaliera ammissibile per ogni singola sostanza, lo stato di salute è tutelato anche se si consumano prodotti non bio.

Come ricorda Coldiretti, l’agricoltura italiana è tra le più green d’Europa, con il divieto di utilizzo degli OGM e il maggior numero di aziende biologiche[3]. Di conseguenza, l’indicazione “biologico” non dovrebbe essere interpretata dai consumatori come di cibo “più sano” rispetto al cibo tradizionale.


[1]https://www.nomisma.it/osservatorio-sana-2020-presentazione-dati/

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/la-qualita-della-dieta-non-sempre-migliora-scegliendo-i-cibi-biologici

[2] M. dall’Asta, D. Angelino, N. Pellegrini, D. Martini, “The Nutritional Quality of Organic and Conventional Food products Sold in Italy: Results from the Food Labelling of Italian Products”, Nutrients , Aprile 2020

[3]Vd. Rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano 2018, Ismea

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