“Condizioni di lavoro, disuguaglianze e malattie non trasmissibili”

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di Alessandra Guglielmino, laureata in Comunicazione scientifica biomedica, Sapienza Università di Roma

Lavorare comprende un rapporto contrattuale tra un datore di lavoro e un dipendente, e le condizioni di lavoro sono legate dalla natura dei compiti che i lavoratori devono svolgere dall’ambiente in cui si trovano. Un aspetto importante sono le clausole contrattuali che vanno ad includere le condizioni fisiche e chimiche nell’ambiente lavorativo.

L’esposizione relativa a pericoli materiali, ad esempio chimici, e la correlazione con l’insorgenza di cancro, malattie respiratorie e disordini muscolo scheletrici è ben conosciuta.

Uno studio pubblicato sul The European Journal of Public Health[1] ha mostrato come l’occupazione e le condizioni di lavoro sono spesso inclusi nei determinanti della salute. Per i lavoratori precari, ad esempio, è stato riscontrato un elevato rischio all’esposizione in ambienti di lavoro malsani. Questo studio è il primo ad esaminare simultaneamente, a livello  internazionale ed europeo, l’impatto sia dell’occupazione che delle condizioni di lavoro su un’ampia serie di malattie non trasmissibili, per coglierne meglio l’influenza sulle disuguaglianze di salute.

In Italia le malattie non trasmissibili sono presenti in circa 24 milioni di persone. Tali malattie hanno un impatto molto importante sulla speranza di vita della popolazione e anche sulla qualità della vita. Queste malattie sono presenti in tutte le fasce d’età e in entrambi i generi, ma la popolazione più colpita riguarda gli anziani e le donne (in particolar modo successivamente ai 55 anni). Poter conoscere i meccanismi e i fattori di rischio che vanno ad impattare sull’insorgenza e lo sviluppo di queste patologie croniche è molto importante, così come sarebbe auspicabile riuscire a garantire l’invecchiamento della popolazione attraverso programmi e strategie adeguate[2].

Il carico globale delle malattie non trasmissibili rappresenta un problema fondamentale di sanità pubblica, e va ad impedire lo sviluppo sociale ed economico in tutto il mondo. La riduzione di tale carico, che porta ad approfondire le disuguaglianze tra paesi e all’interno delle popolazioni, è essenziale per riuscire ad esercitare azioni urgenti a livello mondiale, regionale e nazionale.

Il piano attualmente in atto offre agli Stati Membri e agli stakeholder una sequenza temporale di azioni, attraverso le quali ci si aspetta il raggiungimento di un obiettivo, detto anche roadmap, e una serie di opzioni di policy, per riuscire ad ottenere la riduzione relativa del 25% della mortalità precoce dovuta a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche entro il 2025.[3]

Come si può constatare nonostante i miglioramenti della salute e del benessere in Europa, c’è una permanenza di disuguaglianze di salute. Sono stati evidenziati ben 5 fattori che identificano questa condizione: servizi sanitari, sicurezza del reddito e protezione sociale, condizioni di vita, capitale sociale e umano e, come dimostra lo studio preso in analisi, le condizioni di impiego e di lavoro.[4] Queste condizioni vanno ad esercitare un impatto proprio sull’equità della salute.

Si può constatare che gli europei appartenenti a gruppi professionali non di alto profilo sperimentano una vulnerabilità cumulativa nelle loro esposizioni sia al lavoro precario che alle cattive condizioni di lavoro. D’altro canto l’occupazione atipica si presenta con una percentuale maggiore specialmente per le donne, gli individui residenti in Regioni nord-occidentali e meridionali, e viene dimostrata una presenza di disuguaglianze di salute proprio in tali condizioni.

Questi aspetti sono di particolare importanza nel contesto delle tendenze del mercato del lavoro verso un’occupazione sempre più precaria legata all’austerità, e riuscire ad intervenire come sostegno richiede molta attenzione, in particolare nel riuscire ad affrontare il tema delle malattie non trasmissibili.


[1] C. L McNamara, M. Toch-Marquardt, V. Albani, T. A Eikemo, C. Bambra  “The contribution of employment and working conditions to occupational inequalities in non-communicable diseases in Europe”, European Journal of Public Health, 18 Novembre 2020

[2] https://www.iss.it/malattie-croniche-invecchiamento-in-salute

[3] http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2087_allegato.pdf

[4] http://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/2271

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