L’insorgenza della Sindrome Acuta Post- Covid-19

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Di Alessandra Guglielmino, laureata in Comunicazione scientifica biomedica, Sapienza Università di Roma

Il Sars-CoV-2 è l’agente patogeno responsabile della malattia che ha dato luogo a partire dal 2019 alla pandemia da COVID-19, provocando una crisi sanitaria globale. Fortunatamente i pazienti che riescono a guarire da questa malattia sono in aumento, ma sono altresì in crescita i casi di pazienti in cui la sintomatologia non scompare del tutto oppure inizia a manifestare sintomi simili a quelli della Sindrome da Stanchezza Cronica. Questa sintomatologia è già stata, in passato, descritta in pazienti guariti da altre epidemie da Coronavirus (SARS, MERS).

È pertanto importante effettuare studi sistematici delle sequele dopo il recupero da COVID-19 acuto, per sviluppare un approccio di multidisciplinare che si basi sull’evidenza per la cura di questi pazienti e per uniformare le priorità della ricerca. Una comprensione completa delle esigenze di cura del paziente oltre la fase acuta aiuterà nello sviluppo di infrastrutture per le cliniche COVID-19 che saranno attrezzate per fornire cure multi-specialistiche integrate in ambito ambulatoriale.

Attualmente si sta sviluppando una conoscenza sempre maggiore della fase post-acuta da Covid-19, ma è importante monitorare la persistenza dei sintomi o lo sviluppo di essi successivamente alle 3-4 settimane dall’insorgenza dei sintomi acuti da Covid-19, poiché il virus SARS-CoV-2 per la replicazione non è stato isolato successivamente alle 3 settimane.

Una revisione pubblicata a Marzo 2021 su Nature Medicine[1], ha voluto prendere in analisi il COVID-19 post-acuto, analizzando i sintomi persistenti e/o le complicanze ritardate a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2, oltre le 4 settimane dall’insorgenza dei sintomi. La revisione è suddivisa in due categorie:

  1. COVID-19 sintomatico subacuto o in corso, che include sintomi e anomalie presenti da 4 a 12 settimane oltre il COVID-19 acuto;
  2. sindrome cronica o post-COVID-19, che include sintomi e anomalie persistenti o presenti oltre le 12 settimane dall’inizio del COVID-19 acuto e non attribuibili a diagnosi alternative.

Da poco sono emersi i primi rapporti sulle conseguenze infettive post-acute del COVID-19, con studi negli Stati Uniti, in Europa e in Cina che riportano i risultati per coloro che sono sopravvissuti al ricovero per COVID-19 acuto. Uno studio di coorte[2] osservazionale condotto in  38 ospedali del Michigan, Stati Uniti, ha valutato i risultati di 1.250 pazienti dimessi vivi a 60 giorni utilizzando  cartelle cliniche e sondaggi telefonici. Durante il periodo di studio, il 6,7% dei pazienti è deceduto, mentre il 15,1% dei pazienti ha richiesto la riammissione. Dei 488 pazienti che hanno completato l’indagine telefonica in questo studio, il 32,6% dei pazienti ha riportato sintomi persistenti, incluso il 18,9% con sintomi nuovi o peggiorati. La dispnea durante la salita delle scale (22,9%) è stata segnalata più comunemente, mentre altri sintomi includevano tosse (15,4%) e perdita persistente del gusto e/o dell’olfatto (13,1%). Questi studi forniscono prove precoci per aiutare l’identificazione delle persone ad alto rischio di COVID-19 post-acuto. La gravità della malattia durante il COVID-19 acuto è stata significativamente associata alla presenza o persistenza di sintomi come dispnea, affaticamento/debolezza muscolare e PTSD (Post Traumatic Stress Disorder ). [3]

Le sequele multiorgano di COVID-19 oltre la fase acuta dell’infezione sono sempre più apprezzate man mano che i dati e l’esperienza clinica maturano in questo lasso di tempo. La ricerca  futura sarà necessaria per poter includere l’identificazione e la caratterizzazione delle principali caratteristiche cliniche, sierologiche, di imaging ed epidemiologiche di COVID-19 nelle fasi acute, subacute e croniche della malattia, che potranno aiutare a comprendere meglio la storia naturale e la fisiopatologia di questa malattia. Attualmente, gli operatori sanitari che si prendono cura dei pazienti che hanno superato la fase acuta del COVID-19 hanno un ruolo importante nel riuscire a riconoscere, documentare attentamente, indagare e gestire i sintomi in corso o nuovi, nonché di seguire le complicanze organo-specifiche sviluppatesi durante la malattia acuta. È inoltre imperativo che i medici forniscano informazioni in formati accessibili, inclusi studi clinici disponibili per la partecipazione e risorse aggiuntive, come i gruppi di supporto per i pazienti.

Gli studi clinici futuri, comprese le coorti prospettiche e le sperimentazioni cliniche, insieme alla frequente revisione delle prove emergenti da parte di gruppi di lavoro e task force, sono fondamentali per lo sviluppo di un solido database di conoscenze per la pratica clinica in questo settore. Inoltre, è chiaro che l’assistenza ai pazienti con COVID-19 non si conclude al momento della dimissione dall’ospedale e che è necessaria una cooperazione interdisciplinare per la cura completa di questi pazienti in ambito ambulatoriale. Pertanto, è fondamentale che i sistemi sanitari e gli ospedali riconoscano la necessità di istituire cliniche COVID-19 dedicate[4], dove specialisti di più discipline siano in grado di fornire le cure integrate.

La priorità dell’assistenza di follow-up può essere presa in considerazione per coloro ad alto rischio di manifestare una fase acuta post COVID-19, compresi coloro che hanno avuto una malattia grave durante il COVID-19 acuto, che hanno dovuto avere cure in una terapia intensiva, che sono più suscettibili alle complicanze (ad esempio gli anziani, i soggetti con comorbidità multiorgano, soggetti post-trapianto o con una storia di cancro attiva) o con il più alto carico di sintomi persistenti.

Data la portata globale di questa pandemia, è evidente che le esigenze sanitarie per i pazienti con sequele di COVID-19 continueranno ad aumentare nel prossimo futuro. Affrontare questa sfida richiederà lo sfruttamento delle infrastrutture ambulatoriali esistenti, lo sviluppo di modelli sanitari e l’integrazione tra le discipline per migliorare la salute mentale e fisica dei sopravvissuti al COVID-19 a lungo termine.


[1] Nalbandian A., et al. Post-acute COVID-19 syndrome. Nat Med 2021, 27

[2] Chopra, V. et al.Sixty-day outcomes among patients hospitalized with COVID-19. Ann. Intern. Med., 2021, Apr. 174(4)

[3] Huang, C. et al. 6-month consequences of COVID-19 in patients discharged from hospital: a cohort study. Lancet, 2021, 397

[4] Brigham, E. et al., The Johns Hopkins Post-Acute COVID-19 Team (PACT): a multidisciplinary, collaborative, ambulatory framework supporting COVID-19 survivors”. Am J Med, 2021, 134(4)

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