POLITICHE DI CONTROLLO DEL TABACCO: CAPIAMO MEGLIO DI COSA SI TRATTA

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di Alice Bortolami, Laureata in Infermieristica, iscritta al CdS in Comunicazione scientifica Biomedica, Sapienza, Roma

“Tabacco e tattiche dell’industria per attirare le giovani generazioni”. E’ questo il tema scelto dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per la Giornata mondiale senza tabacco 2020 che si è celebrata lo scorso  31 maggio.

Il fumo è la prima causa di morte evitabile nel mondo, dal momento che nel 25% dei casi  è alla base dei decessi per cause oncologiche. Inoltre, la nicotina e i prodotti del tabacco aumentano ulteriormente il rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari.

Ciò nonostante, al crescere delle evidenze scientifiche cresce anche il numero dei giovani fumatori. Troppo fumo tra i ragazzi: tra i 13 e i 15 anni sigarette tradizionali per uno su cinque, e per il 18% quelle elettroniche. Sono alcuni dati italiani raccolti dal sistema di Sorveglianza Global Youth Tobacco Survey (Gyts)(2018), un’indagine globale (che coinvolge 180 Paesi e si svolge ogni 4 anni) sull’uso del tabacco fra i giovani, promosso dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms. Sono dati preoccupanti sia per quanto riguarda la giovanissima età della prima sigaretta, e quindi probabilità maggiore di sviluppare una dipendenza,  sia perché i più giovani sono coloro che potenzialmente trascorreranno un maggior numero di anni fumando.

Ridurre al minimo l’esposizione precoce degli adolescenti al fumo e limitare il loro accesso ai prodotti del tabacco, il divieto di fumare nei luoghi pubblici (comprese le scuole), il divieto di vendita ai minori, il divieto di pubblicità nei punti vendita e i programmi educativi scolastici sono alcuni degli interventi principali sostenuti dalle istituzioni sanitarie pubbliche per ridurre il fumo e le sue conseguenze sulla salute.

Attraverso uno studio[1] di revisione sistematica gli autori hanno cercato di stimare i costi del divieto di fumo nelle scuole, dei programmi di prevenzione scolastica (divieto di fumare in ambienti pubblici, divieto di pubblicità nei punti vendita e divieto di vendita si sigarette ai minori) attuati in Irlanda, Finlandia, Paesi bassi, Germania, Belgio, Portogallo e Italia nel 2016. La ricerca si è svolta raccogliendo più specificatamente i costi relativi alle attività di ispezione, monitoraggio e sanzionamento relative ai divieti e alle attività educative legate ai programmi di prevenzione del fumo. I costi ottenuti sono stati misurati a livello scolastico, locale e regionale. Ne è emerso che è possibile stimare i costi delle politiche di sanitarie attuate nei diversi contesti, poichè i costi delle politiche di controllo risultati da questo studio dipendono principalmente dal numero di “ore-uomo” assegnate alla loro attuazione . Il divieto di fumare in ambienti pubblici non educativi e il divieto di vendita ai minori sono stati attuati in tutti i Paesi, mentre il divieto di pubblicità nei punti vendita non è stato attuato in Germania e in Italia.  Le istituzioni erano responsabili del monitoraggio di questi divieti. I costi variavano da 0.02-0,74€ / persona per i divieti attuati al di fuori delle scuole mentre i costi medi dei divieti di fumo nelle scuole variavano da 3,31 a 34,76€ / persona, e i costi medi dei programmi educativi scolatici da 0,75 a 4,65 €.

Si è visto  che queste politiche erano a basso costo e ad alto rapporto costo-efficacia, ma i dati provenivano per la maggior parte dalle campagne mediatiche e dai programmi educativi e non dal divieto di fumo. Inoltre le valutazioni economiche sono state effettuate  attraverso l’utilizzo di simulazioni ignorando possibili gap tra l’adozione delle politiche e l’attuazione in reali contesti diversi, e come ultimo non è stata  tenuta in considerazione la variabilità dei costi delle politiche di controllo tra i vari contesti. Poiché l’efficacia varia a seconda del contesto, la stima dei costi dovrebbe essere integrata con l’analisi del rapporto costo-efficacia, per indicare quale politica del controllo del tabacco può essere più conveniente, in quale contesto e a quale livello di attuazione.

Concludendo con un dato recente dell’ISS (2020) ottenuto durante il lockdown la prevalenza dei fumatori è passata dal 23,3% al 21,9%, che corrispondono ad una stima di circa 630 mila fumatori in meno. Rispetto alle fasce d’età, hanno cessato il consumo di sigarette circa 206 mila giovani tra 18-34 anni, 270 mila tra 35 e 54 anni e circa 150 mila tra 55 e 74 anni.  Inoltre un altro 3,5% della popolazione, pur non cessando completamente il consumo dei prodotti del tabacco, ha diminuito la quantità consumata.

Occorre, pertanto, continuare ad investire nelle strategie efficaci di contrasto al tabagismo che includono azioni di promozione della salute, supporto alla cessazione e politiche di riduzione della domanda e dell’offerta (estensione degli spazi in cui non è consentito fumare, regolamentazione della pubblicità, politiche fiscali e dei prezzi).


[1] Leão T, Perelman J, Clancy L, et al. Cost of youth tobacco-control policies in seven European countries. Eur J Public Health. 2020;30(2):374-379. 

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