VACCINE HESITANCY: QUANTI DUBBI ANCORA PER LE FUTURE MAMME ?

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di Alice Bortolami, Laureata in Infermieristica, iscritta al CdS in Comunicazione scientifica Biomedica, Sapienza, Roma

Le vaccinazioni sono da sempre considerate, nell’ambito della prevenzione delle malattie infettive, uno strumento di comprovata efficacia e sicurezza.

In Italia la vaccinazione è offerta attivamente a gruppi di popolazione target e viene somministrata gratuitamente dai servizi pubblici di immunizzazione, dislocati su tutto il territorio nazionale.

Ad oggi stiamo però assistendo a una netta trasformazione dell’approccio culturale alla vaccinazione, in cui la dimensione collettiva passa in secondo piano e la scelta individuale diventa predominante.

L’ascesa dei movimenti NO-VAX ha portato le istituzioni sanitarie a riconsiderare la priorità delle vaccinazioni in quanto la reintroduzione dell’obbligo vaccinale nel 2017 non è da considerarsi un arrivo. Il mondo dei vaccini è infatti tutt’oggi popolato da leggende metropolitane che condizionando profondamente le decisioni delle persone e soprattutto delle donne in gravidanza.

La letteratura scientifica sta studiando sempre di più il fenomeno della vaccine hesitancy, termine che sta ad indicare un ritardo nell’adesione o un rifiuto della vaccinazione, nonostante la disponibilità̀ di adeguati servizi vaccinali .

Le barriere principali ad un’estesa copertura vaccinale sono  la disinformazione e le false credenze, spesso acquisite in rete, che si traducono in un atteggiamento di rifiuto e diffidenza. La grande esposizione alle informazioni online finisce per esercitare un impatto negativo soprattutto sul formarsi delle opinioni dei genitori.

I risultati di un’indagine[i] pubblicati a fine 2019 sull’ European Journal of Public Health lasciano intendere quanto lavoro ci sia ancora da fare per chiarire ai genitori circa la sicurezza dei vaccini e convincerli nella loro efficacia. Un gruppo di ricercatori italiani ha intervistato, tra l’autunno 2016 e la primavera del 2017, 1.820 donne con lo scopo di analizzare il loro livello di consapevolezza e la fiducia  che riponevano nei vaccini e nei programmi di vaccinazione.

Attraverso la somministrazione del questionario sono state inoltre  valutati lo status socio-economico delle donne, le fonti in informazioni alle quali si affidavano e la fiducia nel SSN Italiano.

Un primo dato importante testimonia che solo il 9% delle intervistate è convinta dell’importanza e della sicurezza delle vaccinazioni, il 13,5% ritiene che le malattie che si vogliono prevenire attraverso le vaccinazioni siano meno pericolose della vaccinazione stessa e il 14% del campione ritiene che le vaccinazioni non siano necessarie se si mantiene uno stile di vita sano.

La mancanza di consapevolezza e la persistenza di alcune false credenze sono ancora aspetti troppo diffusi tra le mamme italiane. Una su 3 non crede che i benefici della vaccinazione siano superiori ai rischi e spicca la convinzione che sottoporre i bambini alla vaccinazione trivalente (Rosolia, Parotite, Morbillo) aumenti il rischio di sviluppare un disturbo di spettro autistico. Anche in questo caso solo 1 mamma su 3 non da adito a questa credenza (già smentita in molteplici occasioni dalla comunità scientifica). Inoltre il 20% delle future madri reputa  che le vaccinazioni vengano effettuare su bambini quando questi sono ancora troppo piccoli e che  quindi il loro sistema immunitario abbia difficoltà a gestire le vaccinazioni multiple.

I risultati ottenuti da questo studio hanno mostrato una generale mancanza di conoscenza correlata alla presenza di idee sbagliate relative alle vaccinazioni tra le future madri. Ne è emerso anche che più alto era il livello di istruzione delle donne meno frequenti erano le esitazioni circa le vaccinazioni e analogamente la stessa differenza si è notata nel confronto tra donne italiane e straniere e tra  le primipare e coloro che avevano già avuto almeno una gravidanza. Infine, le mamme sono risultate meno portate alla vaccine hesitancy se durante la gravidanza sono state supportate  dal medico di base o se si sono informate sulle questione vaccini attraverso i siti istituzionali

Per superare questo gap di diffidenza alle vaccinazioni è importante il contributo di tutti i professionisti del settore e, attraverso il counselling,  un ascolto attivo e mirato ad accogliere tutte le perplessità delle donne in gravidanza. La gravidanza è infatti un momento particolare della vita di una donna, un momento in cui la futura mamma fa di tutto per proteggere il suo bambino mangiando bene, smettendo di fumare e facendo movimento. Ancora molto  spesso però non sa che può fare ancora di più, ovvero vaccinarsi per proteggersi e proteggere il bambino da importanti malattie. Pertanto è importante saper comunicare bene tutto questo alle donne e, parallelamente, costruire modelli organizzativi in grado di raggiungere più donne possibili cominciando già dai corsi preparto e attraverso la presenza di un’ équipe multidisciplinare coesa.


[i] F. Bert, E. Olivero, P. Rossello, M. R. Gualano, S. Castaldi, G. Damiani, M. M D’Errico, P. Di Giovanni, M. P. Fantini, L. Fabiani, G. Gabutti, I. Loperto, Marina Marranzano, G. Masanotti, N. Nante, A. Rosso, R. Squeri, C. Signorelli, R. Siliquini, Collaborating Group, Knowledge and beliefs on vaccines among a sample of Italian pregnant women: results from the NAVIDAD study, European Journal of Public Health, Volume 30, Issue 2, April 2020, Pages 286–292,

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