L’emergenza Coronavirus ha portato alla ribalta l’importanza della Salute Pubblica e l’importanza della comunicazione a supporto della Salute Pubblica.
Già a partire dalla seconda metà del secolo XIX, in diversi paesi europei, era cresciuta una disciplina di Igiene, nei paesi anglosassoni chiamata “medicina di sanità pubblica”, che studiava l’influenza dei fattori ambientali sulla salute umana e insisteva, anche attraverso la redazione di manuali a scopo pedagogico, sulle buone pratiche igieniche quotidiane. La Sanità Pubblica, o Igiene Pubblica in Italia, dopo una prima fase pioneristica che risale alla metà dell’Ottocento caratterizzata dagli interventi per le abitazioni, le fognature e il controllo delle derrate alimentari, negli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento sposta l’attenzione sull’igiene personale e le immunizzazioni. A partire dagli anni Trenta, poi, con l’avvento degli antibiotici e dei sulfamidici e il declino delle malattie infettive, si assiste al trionfo della medicina terapeutica e ospedaliera. Negli anni Settanta comincia una nuova fase, definita di New Public Health (Nuova Sanità Pubblica), che stressa la dimensione di “responsabilità personale per la propria salute” nel controllo dei comportamenti considerati a rischio.
Nel XIX secolo parlare di salute pubblica significava soprattutto intervenire sugli effetti devastanti sulla popolazione dovuti alle condizioni di vita e di lavoro imposte dalla rivoluzione industriale, quindi il focus di azione erano le condizioni sociali ed ambientali come determinanti della salute dei singoli. Nel XX secolo, invece, la salute pubblica ha virato il suo focus verso la modifica dei comportamenti individuali a rischio. Le recenti analisi epidemiologiche riconfermano il ruolo fondamentale di fattori sociali, economici, ambientali nel determinare i rischi in campo di salute. Dunque, parlare di salute pubblica e di prevenzione alla salute oggi significa sostanzialmente intervenire sui determinanti di salute, includendo con questo non soltanto i comportamenti individuali ma anche le politiche pubbliche e le condizioni di vita e di lavoro.
La Carta di Ottawa, risultato della prima Conferenza Internazionale per la Promozione della Salute del 1986 rappresenta idealmente il punto di partenza di tutti i progetti e le iniziative che successivamente sono state poste in essere a livello internazionale per la salvaguardia della salute. E’ nella quarta Conferenza internazionale sulla promozione della salute svoltasi a Jakarta nel luglio del 1997 che merge la dimensione della “comunicazione” a supporto della salute pubblica e individuale. In questa occasione viene definito l’Health promotion glossary e si legge: “L’uso dei media di massa e degli strumenti multimediali e delle altre innovazioni tecnologiche per disseminare utili informazioni sulla salute verso il pubblico, aumentano le risposte nei vari aspetti della salute pubblica e individuale(..)”.
La dimensione informativa-formativa deve diventare il volano della promozione della salute pubblica, attraverso attraverso un processo di partecipazione e responsabilizzazione da parte dei cittadini. Solo una seria, rigorosa, corretta informazione sanitaria può costituire la base scientifica di un progetto educativo fondato non solo sul “sentito dire”, sul pregiudizio, o su una modalità di costruzione della conoscenza che rasenta la superstizione.
Michaela Liuccio