Asma Bronchiale Allergica come riconoscerla e quali sono le cure

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Nove milioni di persone, in Italia, soffrono di allergie. È stata dedicata una campagna educativa, in primavera 2019, realizzata da FederAsma e Allergie Onlus, per poter informare la popolazione nella prevenzione e gestione dei sintomi allergici.

L’asma bronchiale allergica è una forma allergica in cui si ha una risposta immunologica anomala che causa l’infiammazione delle vie respiratorie.

Tale stato infiammatorio provoca poi, a sua volta, l’iperreattività bronchiale e quindi i tipici sintomi dell’asma, quali la difficoltà respiratoria (dispnea), il respiro sibilante e la tosse. Bisogna tuttavia ricordare che il processo infiammatorio, una volta innescato dall’allergene, si mantiene e si evolve in maniera indipendente dalla persistenza dell’esposizione allo stesso.

La maggior parte degli allergeni sono sostanze presenti nell’ambiente (allergeni da inalazione) e con l’ingestione (allergeni alimentari), anche determinati farmaci possono essere causa di crisi d’asma (tra i principali es: Aspirina o altri FANS).

Per diagnosticare l’asma allergica bisogna seguire un percorso che prevede le prove della funzionalità respiratoria (Spirometria, Test alla Metacolina per valutare il grado di ostruzione bronchiale), test allergologici cutanei e anche i test sierologici che sono finalizzati alla ricerca delle IgE specifiche per uno o più allergeni, per poter individuare gli allergeni che provocano l’asma.

Non sempre di riesce a individuare l’allergene responsabile delle crisi asmatiche. Nel caso specifico dell’asma allergica, in cui sono coinvolte le immunoglobuline E (IgE) nello scatenarsi delle crisi asmatiche, sono stati proposti approcci mirati a rendere neutrale queste immunoglobuline (somministrando un anticorpo specifico che neutralizza le IgE, prevenendone gli effetti).

I farmaci di primo impiego sono i beta2-agonisti a rapida azione: salbutamolo spray 2-4 puff (200-400 microgrammi) ogni 20 minuti per la prima ora con distanziatore (oppure salbutamolo 100/150 microgrammi/Kg max 5 mg in 2-3 ml di soluzione fisiologica, tramite nebulizzatore).

A parità di dose, l’utilizzo di una bomboletta pressurizzata con il distanziatore (se il paziente è in grado di usarla) è in grado di ottenere lo stesso miglioramento di quello con il nebulizzatore.

Dopo la prima ora, la dose del beta2-agonista a rapida azione dipende dalla gravità della crisi: 2-4 puff ogni 3-4 ore per uno o due giorni in caso di crisi lieve; nelle crisi più gravi possono essere necessari 6-10 puff ogni 1-2 ore.

Se il paziente migliora rapidamente e se anche il PEF (picco di flusso espiratorio) sale a valori superiori all’80% del predetto o del miglior valore personale e il miglioramento persiste almeno per 3-4 ore, non è necessaria altra terapia.

Altrimenti, è utile aggiungere corticosteroidi per via orale per 4 o 5 giorni per accelerare la risoluzione della crisi.

È necessario un attento monitoraggio del paziente e un pronto invio in ospedale in caso di mancata risposta.

Chi soffre di asma bronchiale allergico deve avere un piano scritto, basato sui sintomi e possibilmente anche sulla misurazione del PEF, che stabilisca come riconoscere i sintomi di peggioramento e valutazione della gravità della crisi. Questo permette di poter iniziare un trattamento adeguato ai primi segni con maggiori possibilità di successo.

di Alessandra Guglielmino

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