Dall’ “Internet of Things” alle nuove frontiere per la Sanità digitale

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di Giulia Ferrante, CdS Comunicazione Scientifica Biomedica, Sapienza Università di Roma http://www.combiomed.it/

Internet of Things, cioè “Internet delle Cose”, è l’espressione utilizzata da Kevin Ashton nel 1999 per definire la rete di oggetti fisici che, connessi ad Internet, comunicano fra loro e sono rintracciabili per nome e posizione attraverso tecnologie di identificazione come chip e sensori.[1] L’ingegnere inglese dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts ha riassunto così quella che era un’evoluzione in atto e che, a distanza di venti anni, è ancora in fase di sviluppo in diversi ambiti. La sua intuizione è derivata dal fatto che nella società attuale la sopravvivenza delle persone si basa sulle cose, rendendo evidente la necessità di potenziare le tecnologie ed i computer affinché percepiscano e dispongano delle informazioni che ci circondano senza dipendere dalle persone, che sono limitate ed imprecise nella raccolta dei dati.[2]

“Nel mondo reale, le cose contano più delle idee”! Questa osservazione si applica bene all’Internet of Things, che ha rappresentato l’effettivo potenziale di connettere gli oggetti di uso quotidiano al digitale, rivoluzionando il paradigma del XX° secolo, in cui i computer potevano solo ricevere passivamente le informazioni che le persone vi inserivano, ed evolvendo verso un’indipendenza e un rilevamento automatico di dati molto meno limitato.

Esistono molteplici applicabilità della connessione tra il mondo fisico e virtuale, si pensi alle apparecchiature domestiche come la smart TV, ai sistemi di sicurezza, al controllo dei riscaldamenti e dell’illuminazione da remoto, fino ad arrivare ai settori industriali, ai trasporti e alla logistica, alle applicazioni per l’ambiente e l’energia, e a tutto ciò che riguarda l’assistenza sanitaria, la distribuzione farmaceutica e il potenziale della Sanità mobile (mobile Health).

Nel campo della salute ci sono numerose iniziative in atto volte a mutare e a valorizzare le aspettative dei cittadini-pazienti e dei pazienti-consumatori. Per definizione la mobile Health riguarda le “pratiche mediche e di sanità pubblica supportate da dispositivi mobili, dispositivi di monitoraggio dei pazienti, assistenti digitali personalizzati e altri dispositivi wireless”, comprendendo applicazioni per il benessere che si connettono ai dispositivi medici indossabili (per esempio braccialetti o orologi).[3] Questi metodi innovativi permettono il controllo della salute in tempo reale e in modo continuo, raccogliendo dati utili per la pratica clinica e per definire in modo più accurato la risposta ai trattamenti in corso. Il paziente stesso autorizza l’uso e accede ai dati sulle proprie caratteristiche fisiche in qualsiasi momento, partecipando attivamente alla terapia e al proprio stato di salute, e incrementando il “patient digital empowerment”.

Un esempio tangibile del connubio tra intelligenza artificiale e monitoraggio della salute è rappresentato proprio da un’applicazione per smartphone, finalizzata ai pazienti diabetici. Ypsomed è la multinazionale svizzera che ha sviluppato l’applicazione per iOs e Android “mylife App”, la quale interagisce con il microinfusore “mylife Ypsopump” e con i misuratori di glicemia, consentendo la gestione dei parametri attraverso il telefono cellulare. I dati vengono caricati automaticamente in uno spazio di archiviazione online condiviso dove possono essere visualizzati anche dai professionisti sanitari in modo pratico e veloce. I vantaggi risiedono negli aggiornamenti automatici dell’applicazione per effettuare tutte le nuove implementazioni e nell’offrire una terapia personalizzata e gestibile direttamente dallo smartphone di ogni paziente.[4]

Un altro esempio attuale, figlio della pandemia da Covid-19, è nato dalla collaborazione tra GPI, un’azienda italiana che realizza soluzioni informatiche per la Sanità e il Sociale, e Umana Medical Technologies, la startup che sviluppa sensori per il monitoraggio di parametri fisiologici attraverso la nanotecnologia. Le due squadre si sono unite in una situazione d’emergenza, mosse da obiettivi comuni, per creare una soluzione efficace e sicura nella gestione da remoto dei pazienti affetti da Covid-19, direttamente dalle loro case. L’idea è lo sviluppo di un cerotto, pratico da indossare e da applicare, che possa rilevare i parametri vitali e trasmetterli al monitor Umana T1, ovvero il sistema di telemonitoraggio per l’analisi dell’attività cardiaca, già presente in commercio. E’ il caso di come l’unione delle tecnologie d’avanguardia può condurre a migliorare i modelli assistenziali, al fine di creare un’infrastruttura simile a quella ospedaliera, assicurando maggiore precisione nella raccolta dei dati fisiologici dei pazienti.[5]

Si auspica che la rivoluzione dell’Internet of Things continuerà a potenziare il paradigma vigente con nuovi collegamenti e connessioni tra l’ambiente, le persone e le apparecchiature, permettendo sempre maggiori funzionalità e qualità, in un panorama in cui il concetto “salute” non significa più solo assenza di malattia, ma il raggiungimento di “uno stato di completo benessere, fisico, mentale e sociale”. Promuovere ricerca e sviluppo significa valorizzare le risorse personali e sociali per aumentare la prevenzione e migliorare le terapie.

La continua esplorazione di nuovi campi applicativi e innovativi dell’Internet delle Cose nell’ambito della salute, e non solo, è destinata a migliorare notevolmente la gestione delle patologie, della qualità della vita dei pazienti e dei livelli di assistenza sanitaria, oltre che a fornire strumenti sicuri, pratici e moderni nei vari processi di produzione e sviluppo del settore farmaceutico e industriale.


[1] https://www.treccani.it/enciclopedia/internet-of-things_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/

[2] https://www.rfidjournal.com/that-internet-of-things-thing

[3] https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_1775_listaFile_itemName_0_file.pdf

[4] https://www.aboutpharma.com/blog/2020/10/22/gestione-diabete-smartphone-al-centro-terapia/

[5] https://www.aboutpharma.com/blog/2020/05/22/nanotecnologie-per-monitorare-i-pazienti-gpi-acquisiste-umana/

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